Appunti per un diario visivo:
da fotografie scattate prima del sisma del
23-11-1980 e durante la fase di ricostruzione
lungo tutto gli anni 80 e inizio anni 90
(prima della ruspa selvaggia)
Dalla serie Opere Minime
“La Città Invisibile Sparita”
Città di Campagna:
Operazione D.O.P. “Cartolina &Bomboniera”L’Opera sarà completa, nel momento in cui le immaginiraggiungeranno il totale di n.101 (a numeri arabi) più
n. 20 (a numeri romani), a partire dall’anno 1991 (2a serie)
Libro-Cartolina d’Artista a firma di “Marano & Riviello” (in progetto)
(tomo 1 - in n. 1.000 copie di cui n. 150
timbrate, numerate e firmate a mano dall’autore
L’OPERA
Il titolo ci riporta automaticamente al famoso libro di Italo Calvino ("Le Città invisibili"), con la differenza che le sue città sono città inventate, fantastiche, mentre questa città di cui viene fatto un ritratto, è una città reale, invisibile all'occhio umano dei viandanti, perché nascosta in una gola dei Monti Picentini, dove l'orizzonte bisogna cercarlo guardando in alto sulle cime delle montagne, e dove la luce del sole, all'improvviso, arriva dolcemente calata dall'alto, creando giochi di luce unici e imprevedibili . L'opera, ha una doppia lettura: da un lato l'introspezione delle immagini, dipinte non in modo naturalistico, come appare in superficie, ma idealistico, con un'atmosfera quasi irreale, "metafisica", che nascondono conflitti, tensioni, rabbie non sopite, nostalgie, affetti, sogni… legati alla propria città, alla propria terra, nel desiderio viscerale di vederla riqualificata a dimensione uomo . Dall'altra il "congelamento" delle stesse, mediante la riproduzione fotografica che va a ribaltare l'aspetto precedente, "oggettualizzandole", fino a farle diventare"libri souvenir"e "cartoline"per turisti, e "bomboniere” per matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, compleanni. In una duplice veste, dove le immagini , si trasformano, da un lato in "oggetti di consumo", e dall'altro, in una sorta di "ex voto" a "ricordo imperituro", le quali, come scrive Maria Roccasalva, parlando di un "vecchio lavoro (fotografico e di installazione oggettuale) autobiografico dell’artista "...dovrebbero porsi solo come interpretazione e riflessione". Le tele sono firmate da Marano e le foto da Riviello: “Marano & Riviello”. In realtà è lo stesso autore che narrando, gioca con ironia ed autoironia a "nascondino", con il proprio nome e soprannome, come per esorcizzare una serie di luoghi comuni, da cui (pare) non riesce a "liberarsi".
(A. R. M. Campagna, ottobre 1993-1995)
(1) Maria Roccasalva Di Domenico - dalla mostra "Due o tre angoli di casa" - Galleria Taide Spazio Per - Salerno - Paese Sera, Venerdì 6 marzo 1981
(2) Anna-Carola Kraube - Storia della Pittura - Edizioni Koneman - Colonia 1995
« Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.»
(Marco Polo)
n.b. testo integrale (come nelle due pagine) per una mostra tenuta nel 1991
CIVICO MUSEO CAMPAGNA - CENTRO ARTE GIORDANO BRUNO - ITALIA NOSTRA
La Chiena 1991 anno IX post-sismaNell'ambito delle anticipazioni europee delFestival Internazionale dell'Acqua 1992Premio Giordano Bruno - sez. Pittura
MARANOpresenta:"CAMPAGNA. CARTOLINA 91 - 1a serie"
a cura di Angelo Riviello15 agosto / 15 settembre 1991C.so Umberto 1° n. 130 - Campagna (SA)UN SOGNO IRREALIZZABILE E' la seconda volta che il pittore Marano dedica una sua mostra alla sua città. La prima risale al 1978, quando giunse da Milano, con l'intenzione di fotografare Campagna in ogni suo angolo, come se fosse stato guidato da un sogno premonitore: due anni dopo, nel 1980 ci fu il terremoto. La mostra aveva per titolo "CAMPAGNA". Questa del 1991, dopo tredici anni, si presenta con il titolo emblematico "CAMPAGNA: CARTOLINA 91o - 1a serie", titolo scaturito da un'idea progettuale del sottoscritto (che ha trovato in Marano la sua piena disponibilità e collaborazione), e al tempo stesso da una triste e amara ironia che ci accomuna, sulla constatazione che la propria città "la nostra città"è stata vittima non del terremoto in quanto tale, che ha fatto solo la sua parte, ma soprattutto della ruspa selvaggia voluta dall'uomo.
Il primo aspetto che risalta in queste tele di Marano è l'introspezione, che da anima e corpo alle cose ed agli aspetti più nascosti, espressa tecnicamente con estrema semplicità, attraverso una stesura di pochi colori su piani costruiti pazientemente e scanditi con ritmi ben precisi, nell'interpretazione sofisticata e soggettiva, quasi fedele, delle immagini proposte, dipinte non in modo naturalistico, come può sembrare a prima vista, ma idealistico, come per concretizzare sullo spazio ristretto e oggettuale della tela, un sogno irrealizzabile. Contraddizione, quindi, solo apparente, ma in perfetta sintonia e coerenza con un suo modo di essere e di porsi in questo specifico. Il rapporto Arte - Fotografia, ci riporta a Francesco Paolo Michetti pittore, quando a cavallo di secolo, utilizzava inizialmente la fotografia per le sue pitture, come uno strumento al servizio dell'Arte. Nell'aspetto esteriore, documentario - antropologico, ricorda in parte certi pittori paesaggisti della fine 600 e del 700, come il Canaletto, il Bellotto, il Guardi, Lorrain, etc., quando attraverso le loro tele cercavano di documentare la città e il costume della propria epoca riportato nei paesaggi urbani. Gli effetti di luce, ottenuti con accurati contrasti di chiaroscuro, ci riportano quasi a Daumier (800 francese). Nell'atmosfera misteriosa, che rappresenta la componente basilare del suo lavoro pittorico, guarda invece con fine eleganza a Boecklin (fine 800) e al pittore americano Edward Hopper (900), ma soprattutto (come già nel 1978), si ricorda della lezione del grande De Chirico metafisico, il pittore delle Piazze d'Italia, atmosfera accentuata dall'assenza assoluta dell'uomo e del suo benessere (la macchina), non perché Marano non predilige la figura umana, ma è per motivi stilistici e contenutistici che in questi quadri non c'è, e non ci deve essere, per fare risaltare maggiormente il significato (la città e la sua atmosfera) e il significante (la tecnica pittorica).
Sogno irrealizzabile, quindi, che da un senso di attesa e di mistero al ritratto urbano della città, in questo caso della sua città (la mia città), dai luoghi reali e riconoscibili, anche ae in parte scomparsi, impregnati di una luce magnetica che attrae e incuriosisce il visitatore, rappresentata inn una dimensione senza tempo apparentemente vuota, dove "la Chiena", I Fucanoli, I funerali, I matrimoni, le Feste e le Processioni religiose, e altri eventi di costume locale, vanno solo immaginati: Campagna, città "invisibile", a struttura medievale atipica, affossata tra le mura di cinta naturali di una vallata dei Monti Picentini, tra i fiumi Atri e Tenza, con conseguente sviluppo urbanistico (e rifacimenti) rinascimentale, barocco e neoclassico, toccata in più parti dalla lunga mano della ricostruzione ex novo a seguito del sisma del 23 novembre 1980, luoghi della memoria individuale e collettiva, resi oggi quasi irriconoscibili dall'uomo. Una città che ha visto la presenza di Giordano Bruno e Juan Caramuel y Lobckowitz, in attesa di una rivendicazione e di una ricollocazione, in attesa di essere risarcita nei danni morali e materiali, rendendole giustizia e omaggio con l'Arte, quell'Arte che è mancata, per arroganza, gelosia e incapacità degli uomini, soprattutto dell'uomo di potere pubblico e del mondo occulto locale (in pianta stabile) che hanno fatto a gara, come il gatto e la volpe, di comune accordo a temporeggiare sui problemi e a boicottare quei pochi progetti e indicazioni serie (Museo, Arredo Urbano, inviti e segnalazioni continue a rispettare i vincoli del P.d. R. n. 2), per crearsi una pessima immagine, patetica e vergognosa, spendendo decine e decine di miliardi, con il risultato di aver distrutto l'aspetto storico - artistico e culturale di una città, con il contributo concreto e tecnico, determinante nei fatti, degli "eroi" della ricostruzione, avallati da uno Stato Italiano che non c'è e che non c'è mai stato (in Italia), se non sotto forma di un assistenzialismo quotidiano, squallido, deprimente e ricattatorio.
Tutto questo Marano lo sa molto bene, ed è anche per queste ultime conferme, che nelle proprie tele, in cui appare Campagna, non tollera la presenza umana, di quell'uomo che è vittima di una propria incapacità ad avere un rapporto responsabile, equilibrato, di armonia e di amore con la natura, con l'ambiente, con le opere d'arte e documentarie, ma soprattutto con se stesso e con il proprio habitat, la cultura del vicolo, in cui è nato, ha vissuto e vive nel bene e nel male, con i propri ricordi, con i propri affetti, con in propri cari, per cui non dovrebbe esistere cifra di denaro che possa comprare tutto ciò...E invece le scelte consequenziali del terremoto, demagogiche e clientelari, con l'arrivo di ingenti cifre di denaro pubblico hanno cancellato ogni cosa, di quell'uomo che è stato, ed è incapace di capire l'antico, e che è stato, ed è incapace di capire il moderno e i problemi reali della città e del territorio, per dare a queste due risorse una collocazione di economia turistica.
A Marano, figura eroica di moderno Don Chisciotte, mi dispiace dirlo, non resta altro che "consolarsi", crogiolandosi con le proprie tele, su cui rappresntare la "sua" Campagna, quella Campagna che non ritornerà più, per illudersi illudersi di continuare a toccarla, a vederla, a viverla, a conoscerla profondamente, quasi rasentando la "necrofilia e il "feticismo", di assaporarla e sentirne gli umori e gli odori, soprattutto quelli inrenti alla sua umidità, che la caratterizzano e la contraddistinguono dagli altri centri cosiddetti "minori", e cercare di cogliere quegli aspetti (pochi) che si sono creati casualmente nei nuovi innesti del tessuto urbano, e continuare così a sognare un sogno irrealizzabile, per proseguire comunque un viaggio, sulla documentazione della propria città, con un proprio stile personale, , dandole sempre e comunque, quell'aspetto misterioso e di attesa, in una dimensione evocativa atemporale, che che non si può distruggere, magari divertendosi di aggiungere nuovi elementi creativi e simbolici che vadano a completare una "sua" ricostruzione, quella ricostruzione che sul piano morale, legale e artistico è mancata, perché è così che Marano ha sempre visto e vorrebbe vedere Campagna, e chi lo conosce, lo sa molto bene.
Ed è così che vorrebbe farla vedere agli altri, nelle proprie autonomie personali, per una sua forma di altruismo (opinabile). Ma queste sono menzogne, e "l'Arte"è la più bella delle menzogne", come affermava Claude Debussy...e spesso, ahimè! non fa i conti con la realtà, ed ecco, che in aiuto del pittore Marano, arriva l'artista Angelo Riviello (il sottoscritto) per farlo aggrappare all'unica all'unica e ultima arma di difesa che gli è rimasta: l'ironia e l'autoironia, proponendogli proponendogli, come unico aggancio con la realtà consumistica, condizionante, un progetto di "stampa in cartolina" dei suoi quadri, realizzati nelle misure standard, commerciali, di 50x70 e 70x100 cm., dipinti appunti come una bella "cartolina ricordo" (anche se personalizzata), da vendere ai negozianti a prezzi popolari e da regalare agli eventuali acquirenti della propria produzione, riportando sul retro il loro nome e cognome e il luogo di residenza, il nome dell'artista e il titolo "Campagna Cartolina 91 - 1a serie" , per completare una prima fase dell'operazione, che andrà a sfociare poi in una grande mostra, in cui si esporranno le foto originali, i dipinti originali, e le foto dei dipinti originali riprodotti, stampati a cartoline, nel formato usuale 10x15 cm.
E' evidente che la stampa di un quadro avverrà nel momento in cui questi troverà un acquirente.
Angelo Riviello Moscato, 1991
Racconto
LA CITTA’ INVISIBILE SPARITA - Marano & Riviello
"Campaniae Civitas" era l'antico nome della città, prima che diventasse..."Campagna".
- (1) - Una città senza uscite, come rappresentata alla fine di uno scacco. Una città nascosta a se stessa, con la faccia velata e inconosciuta, dove - (2) - l'umido è l'elemento principe e incontrastato che attraversa le case come gli uomini, conservando come impalpabile additivo, odori di mosto, rosmarino, conserva e mirto - . La città del "Fuoco" e dell'"Acqua", la città dell'"Olio", la città della “predica” di San Bernardino da Siena…la città "Esorcista" dell'Abate Antonino.