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Channel: Angelo Riviello - Ante-Logica Pre Mortem

Anni 80/90 (in costruzione - under costruction)

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 "Quelle rosse frecce di Antonello", 1984-studio-dalla serie "Scultura Disegnata" - Disegno a matita su carta, 21x30 cm. 

 "Luna Piena: esorcismo", 1987 - dalla serie "Scultura Disegnata" - Tempera e pastello su carta murillo, 21x30 cm. 
"La prima porta del desiderio: Vishnu a occidente", 1988 - dalla serie "Scultura Disegnata" - Acrilico su tela su carta (dittico) 40x80 cm.

"Eternamente esca a gli voraci fuochi", 1986/87 - Installazione scultorea - Tempera, smalto, combustione con  incisione a fuoco su legno-terracotta, 454x23x35x137x137x37x2 cm.

"Eternamente esca a gli voraci fuochi", 1986/87 - Installazione scultorea - Tempera, smalto, combustione con  incisione a fuoco su legno-terracotta, 454x23x35x137x137x37x2 cm. In prestito al Museo Civico di Campagna

"Eternamente esca a gli voraci fuochi", 1986/87 - Installazione scultorea, part. - Tempera, smalto, combustione con incisione a fuoco su legno-terracotta, 137x137x37x2 cm.

"All'ombra delle idee", 1987- Installazione scultorea - Intaglio su legno di ciliegio e ulivo, con asta pensile in legno di castagno, 200x200x7x170 cm (Proprietà dell'artista)
"All'ombra delle idee", 1987- Installazione scultorea - Intaglio su legno di ciliegio e ulivo, con asta pensile in legno di castagno, 200x200x7x170 cm
"All'ombra delle idee", 1987- Installazione scultorea , part. - Intaglio su legno di ciliegio e ulivo, con asta pensile in legno di castagno, 200x200x7x170 cm.
"Phisique du role: non c'è niente di n'uovo per l'uovo di Colombo", 1989 - ceramica, intaglio e tempera acrilica su legno, 200x20x29x22x2 cm.

La Fontana della "Chiena"


 "Fontana della 'Chiena'"-1982/1994 - Reperti e frammenti in pietra del dopo sisma-cemento bianco, 460x380x350x300 cm.


"Fontana della 'Chiena'"-1982/1994 - durante l'apertura delle acque.

"Fontana della 'Chiena'"- 1982/1994 - durante un'azione nell'ambito della Rassegna Internazionale dell'Acqua, edizione1994 - Uno degli usi della Fontana, dopo il recupero dell’evento etnico-ecologico-folklorico della ‘Chiena’ (nell’Happening degli Happenings), avvenuto nel 1982, con le acque deviate del fiume Tenza, per pulire le strade del centro storico, nell’idea progettuale dell’artista, per farlo rinascere attraverso l’arte e la cultura, trasformandolo in un’opera d’arte coinvolgente e poi in una rassegna dal 1985, per consentire a tutti gli artisti di esprimersi e di cimentarsi in tal modo (direttamente dal vivo) con l’elemento acqua (una rassegna interdisciplinare e multimediale d’arte contemporanea). Nelle foto: Interventi e Azione nell’acqua di Aitor Romano (Venezuela) e Barbla Fraefel (Svizzera), nell’edizione del 1994 con l’aggiunta del Premio Giordano Bruno.


"Fontana della 'Chiena'"-1982/1994 (Foto Capaccio)


"Fontana della 'Chiena'"-1982/1994 - Bozzetto plastico

La "Chiena" come opera d'arte / rassegna dell'acqua

La “Chiena”, recuperata nel 1982, da un’idea progettuale di Angelo Riviello e trasformata in opera d’arte nel 1985, grazie ad una situazione interna di base, ma soprattutto, per la creatività riscontrata e alla qualità delle operazioni di intervento nell’acqua, nella collaborazione di numerosi artisti, coinvolti con un invito aperto, provenienti da ogni parte d’Italia, senza i quali era impossibile che tutto ciò avvenisse.

Artisti che aderendo all’idea progettuale (individualmente o in gruppo) e recandosi nella Città di Campagna nel 1985, fecero parte attiva di tale situazione, con laboratori, interventi e azioni nell’acqua, con performances, teatro di strada, musica, proiezioni video, installazioni e ambientazioni. Un libro-catalogo documenta l’intera operazione, con testi di Angelo RivelloEnzo Di Grazia, Rino Mele e un racconto di Alan Frenkiel (realizzato graficamente nel 1985, tra gli artisti un racconto di Vito Maggio (esordiente). Il catalogo fu stampato nel mese di gennaio del 1987 dalla Tipografia Boccia di Salerno, per conto del Comune di Campagna con la dicitura "Civico Museo Campagna")


Alcune azioni e performances 

Alfonso Filieri, "Colonna d'acqua", 1985 

Angelo Riviello- "La Chiena di 500 barchette, meno una del 1977-78", 1985

Francesco Bonazzi,"Dipingere l'acqua, nell'acqua, con l'acqua", 1985

Enrico Viggiano, Laboratorio-azione nell'acqua, 1985

Sergio Pavone, Antonio Porcelli e Beppe Schiavetta, "La torta merda a puà", 1985

Vito Sersale, "Ho racchiuso in una linea il cielo", laboratorio-azione nell'acqua, 1985

Il Candeliere-Teatro-Performance,"Progetto d'Amore", 1985

Pompeo Ganelli, immagini spontanee, "La secchiata", 1985

Gisella Meo, Installazione, 1985 

Giovanni & Renata StraDA DA Ravenna, performance, 1992

Arcangelo Moles-Acqua della Chiena imbottigliata-numerata e firmata da 1 a 7, 1992


Giulia Piscitelli, Pasquale Cassandro e Lorenzo Scotto Di Luzio, "La sposa", performance, 1992

Giovanni & Renata Strada con Peter Fraefel, "l'Arca di Noè", performance, 2005






Anni 90

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performance/teatro
INTERVALLO 
DONKEYS  ON  HOLIDAYS
"Questo non è un asino" 1991

Nel 1991, sul palcoscenico del teatrino di Piazza Teatro, della Città di Campagna, nell’ambito della  7^ Rassegna dell’Acqua (9° anno di recupero della Chiena), abbinata quell’anno, in via sperimentale (per un’ennesima assenza di fondi) al "7^ Festival Teatro Ragazzi Itinerante", presentai una Performance dal titolo  “magrittiano”, “Intervallo: Questo nonè un Asino”. La Piazza Teatro era stracolma di gente di ogni età. Dai cinque ingressi, che dal Corso Umberto 1° ti portano in detto luogo, non si poteva camminare.

Un Omaggio a quattro Asini veri, tra la gioia dei bambini, di quel mondo antropologico contadino scomparso, che interpretavano loro stessi, con voci di attori fuori campo, che ponevano degli interrogativi al pubblico, coinvolgendoli nel coro delle voci a recitare, alla stessa tregua di un rosario, la loro definizione di “Asini”, presa dal vocabolario Palazzi, della lingua italiana. Qualcuno...della classe dirigente dominante, molto pieno di sé (il Sindaco dell'allora Amministrazione Comunale), appartenente, purtroppo, ad un partito presente  in ogni Ente pubblico, provinciale, regionale e nazionale, tentò di fare una querela nei miei confronti. Ma ahimé! Mancavano gli estremi: si parlava solo di "Asini"...di semplici, umili e onesti asini, in via di estinzione nell'uso di animali da soma, nel mondo contadino, ormai oggi, quasi definitivamente scomparso.

Da alcune persone accorte,  forse appassionati di arte e di Teatro, che vennero appositamente da fuori, per vedere lo spettacolo (soprattutto da Napoli e da Salerno), fu definito "Teatro d'Avanguardia". Gli adulti campagnesi, brava gente ma provinciale nell’animo e nei comportamenti, in gran parte, restarono delusi, perché pensavano di trovare Asini che volavano o che saltavano nei cerchi di fuoco, come al Circo Equestre di Moira Orfei o di Darix Togni, e piano piano, lasciavano la piazza,  convinti di essere stati raggirati. La gioia più grande fu che tutti i bambini, i ragazzi e le persone accorte, si divertirono un mondo e restarono fino all'ultimo atto. La cosa più importante per l'autore (il sottoscritto), fu, di rendere comunque omaggio, all'intelligenza, alla dignità e all'umiltà dell'Asino...quando capisce che il suo ruolo è quello di fare l'Asino, e di constatare, che dal mondo infantile, spesse volte, il mondo adulto (che dimentica spesso di aver avuto un'infanzia ) ha da imparare molte cose.

Peccato che quel Palcoscenico non si trovasse in ambiti più ampi e cosmopoliti. All'epoca, come performance di un artista che sconfinava nello specifico teatrale, sognavo, come luogo in cui consumare "tale delitto", il San Carlo di Napoli, la Scala di Milano (mi andava bene, anche il Salone Pier Lombardo), o il Teatro dell'Opera di Roma (mi andava bene anche il Teatro Eliseo, vicino alla Quadriennale): Pura Utopia!?!

Non per avere un successo, ci mancherebbe altro, ma per avere almeno le stesse reazioni: spiazzare letteralmente il pubblico adulto, abituato alla routine dei soliti spettacoli, che si tengono in questi Santuari della Cultura ufficiale Italiana.

Di questa Performance/Teatro, tenuta nel 1991, a Campagna, restano solo poche fotografie (del prima e durante lo spettacolo) e una ripresa video di un dilettante "scoordinato". 

La mia intenzione è stata quella di "invitare" un certo numero di Asini, sul palcoscenico  di un Festival, per rendere loro un omaggio, per offrire loro una vacanza, un'esposizione per riflettere, per meditare. Una saga. Una vacanza. Un omaggio. Un'esposizione, senza citare Magritte o Bunuel, Kosuth (nelle definizioni prese dal vocabolario…in questo caso dell’asino), Kounellis o Beuys, e senza andare indietro nel tempo a ricordare Giordano Bruno o addirittura gli antichi popoli adoratori della natura e del mondo animale, nei cui confronti nutrivano un profondo rispetto, a differenza di chi li ha colonizzati e dell'uomo contemporaneo, civile e progressista.

Un'esposizione allo stato puro, nella sua più assoluta autenticità. L'esposizione di un "animale" così caro e al tempo stesso così "sconosciuto" nella realtà, ai bambini, ai ragazzi e ai giovani dell'ultima generazione, che vivono soprattutto in città e nelle metropoli. Famoso oramai, solo attraverso le fiabe, i libri di scuola elementare, alcuni documentari e qualche film.

L'Asino: animale caparbio, dignitoso e serio, lavoratore infaticabile, diventato così raro ai giorni nostri, tanto da essere considerato un "Bene culturale etno-antropologico" (testimonianza vivente di quel mondo contadino così bistrattato, dimenticato e oramai quasi definitivamente e irreversibilmente scomparso, nella nostra società dei consumi), merita una parte di rilievo da "prima donna", per una silenziosa rivendicazione, dopo secoli e secoli di sfruttamento, di bastonate e di insulti immeritati. Insulti e bastonate, per colpe commesse dagli altri, causate soprattutto dai loro stessi "padroni", e cioè dall'Uomo. Lo stesso Uomo che ha governato e governa, paesi, città, nazioni, il mondo.

L'Asino che sopravvive e resiste, nel mondo contadino dei Paesi sottosviluppati del terzo mondo, e in alcune realtà di una sacca contadina non ancora estinta, soprattutto al sud dell'Europa, a sud del mondo, nei Paesi dell'est europeo ex comunisti, nella Cuba di Castro, nella Cina comunista, etc. L'Asino che sopravvive al consumismo più sfrenato e perverso, in queste ultime resistenze umane e animali legate all'ecosistema, nei confronti di una globalizzazione dei poteri forti & delle multinazionali. L'Asino che resiste a tutte le guerre e alla guerra preventiva del "suo padrone".

L'Asino come animale e come simbolo di una lotta alla stupidità umana, all'insensibilità e all'ignoranza (l'ignoranza dell'uomo che "governa" e che decide le sorti del nostro pianeta, con la manovalanza dell'uomo massificato, senza far sì che egli stesso faccia parte del suo ecosistema, ma bensì di sfruttarlo fino al midollo e oltre...per poi bastonarlo, insultarlo, provocare squilibri, fino al rischio di sopprimerlo, lentamente da vivo, prima della morte definitiva (se non si mette riparo)...proprio come ha fatto con gli Asini...per secoli e secoli).
L'Asino, che in vecchiaia, invece che del meritato riposo...viene trattato come un " usa e getta",  fatto a pezzi e relegato fra gli "insaccati equini &  misti", nei loro marchi d.o.c. e d.o.p. (appunti per un'ipotesi di reperti, di questa fine-inizio millennio).

Per cui, oggi come oggi, sarebbe pertinente e giusto gridare ai quattro venti:  "QUESTO NON E' UN ASINO".
Angelo Riviello Moscato ( testo 1991-2003)






"Questo non è un asino", 1991-Dichiarazione di atto notorio


"Questo non è un asino", 1991-Dichiarazione di atto notorio-part.


"Questo non è un asino", 1991-Dichiarazione di atto notorio-part.


"Questo non è un asino", 1991 - Dichiarazione di atto notorio-part.
"Questo non è un asino" , 1991 - foto B/N


"Questo non è un asino" , 1991 - foto B/N n.1


"Questo non è un asino" , 1991 - foto B/N - n.3


"Questo non è un asino" , 1991 - foto B/N - n.4


"Questo non è un asino" , 1991 - foto B/N -n.2


"Questo non è un asino" , 1991 - foto B/N - n.5


"Questo non è un asino" , 1991 - foto B/N - n.6

Work in Progress - dalla serieOpere Minime
"Eden Coca-lcool -  Prodotto Esclusivo American Spray", 1991
Questo lavoro fu realizzato appositamente per una mostra dal titolo: "Arte & Alcool". Come conseguenza di un'idea, accompagnata soprattutto da tanta ironia, ho utilizzato oggetti cercati e trovati (un pò alla maniera dada) e oggetti della mia sfera privata, come l'Attestato del Rischio della mia Assicurazione Auto "SubAlpina" (Unione Subalpina Assicurazioni), che in sigla diventa USA, ed è quì il collegamento con la Coca Cola e con un Deodorante dal nome "Eden"(Prodotto Esclusivo - AMERICAN SPRAY) , collegando il tutto alla famosa pompetta che usano i barbieri, dopo una rasatura, spruzzando il "dopo barba". Si tratta di un "divertissement",  per dirla alla francese, molto disimpegnato e falsamente disincantato.
"Eden Coca-lcool -  Prodotto Esclusivo American Spray", 1991
Collage e Assemblage oggettuale - Bacheca con vetro, 45x60x12 cm.
Proprietà privata Roma



Dalla serie "Ipotesi di reperti di fine millennio", 1992


Nel 1992, abitavo ancora nei prefabbricati dei terremotati, messi a disposizione dalla Protezione Civile quattro anni dopo il sisma, in località Avigliano 2°, a 370 metri sul livello del mare, in prossimità della 1^ Oasi di montagna del WWF, quando pensai, a otto anni prima dalla conclusione del 2°millennio, ad una serie di lavori dal titolo "Ipotesi di reperti di fine millennio", adottando la tecnica della macrofotografia, su etichette microscopiche, simboli e altro, della società dei consumi. L'intento era di renderli obsoleti, misteriosi e da decifrare, proiettando le immagini dalla fine del terzo millennio in poi, nell'impresa ardua di immedesimarmi in un improbabile archeologo del futuro. Niente di fantascientifico. Solo piccoli frammenti sparsi, di una realtà consumistica che ci sta seppellendo letteralmente, giorno dopo giorno, nell'emergenza, sotto una montagna di rifiuti dai mille materiali, futili e anche inutili. E' rimasta solo questa 1a ipotesi. Il lavoro in corso è fermo...al momento è interrotto.

"Ipotesi  di reperto di fine millennio", 1992 -  macrofotografia a colori su supporto extrarigido -
 dimensioni e quantità variabili.
"Stari Most", 1992 - collage oggettuale e scrittura su cartone rigido, 21x27 cm. - Proprietà privata - Monza

"La raccolta di Re Mida", 1995-96 - installazione - tecnica mista - trittico su legno e ferro


"La raccolta di Re Mida"(part.)1995-96 - installazione - tecnica mista - trittico su legno e ferro



"Diana" - 1998 Collage e riproduzione fotografica digitale su supporto extrarigido, 80x125,5 cm. 




Work in Progress - dalla serie Opere Minime - "Chewing Gum - 'a gicomma americana", dal 1997


Sto masticando gomma ogni giorno dalla fine dell'anno 1997. Una volta masticata, mi veniva spontaneo arrotolarla con le mani e buttarla nel cestino. Era diventato un gesto quotidiano abituale. Agli inizi del 1998, pensai di farne un uso artistico nel tempo. Per avere un incentivo, ho coinvolto nell'operazione iniziale le bambine di 1° e 2° letto (Cristina di 5 anni e Letizia di 11) di una mia cara amica fotografa (Michela) che abitava in Via Bordoni a Milano (una perpendicolare di Via Pirelli, dove sono stato ospite pagante per più di un anno, prima di trasferirmi in Via Gaetano De Castillia, nella mia casa studio al numero 20), iniziando così una piccola "scultura", lavorando prima con la bocca e con la lingua nel masticare la gomma, e poi, invece di buttarla, con le dita della mano la plasmavo spontaneamente a forma di sfera (era l'unica forma spontanea che veniva meglio) e poi la appoggiavo in un piccolo contenitore di plastica. Una volta raggiunto un diametro di 5 cm. la appoggiai a vista sul cilindro di cartone pressato che avvolge la carta igienica, usandolo come un piccolo piedistallo provvisorio alto 9,5 cm. e di diametro 4,5 cm. Ovviamente era un lavoro che potevo fare solo a casa. Attualmente la sfera ha raggiunto un diametro di circa 13 cm. E' un lavoro che continuo periodicamente, anche se mastico sempre gomma tutti i giorni. E' come collezionare qualcosa, che dopo l'uso primario, la riciclo.

La mia intenzione non era e non è di farne una scultura, ma un modo per "non pensare", un modo per passare il tempo, quando non hai niente da fare, come una volta facevano i vecchi contadini d'estate, all'ombra di un pergolato, o d'inverno vicino ad un camino, nel masticare il tabacco, a parte l'esigenza di mantenere l'alito possibilmente pulito, che per un fumatore è come un toccasana. Infatti non mastico tabacco e mastico gomma, forse anche perché è un modo per mantenersi giovani e "bambini". E' probabile. Infatti da ragazzini stavamo sempre a masticare gomma, e per noi bambini del salernitano, nati dopo la 2a guerra mondiale, si chiamava 'a gicomma americana. Forse era anche un modo per illudersi di mangiare qualcosa (infatti, spesso, nella distrazione, la ingoiavamo, con lo spavento poi, che si incollasse agli intestini), in un momento in cui l'Italia, nella miseria più nera cercava di risollevarsi da quell'immensa tragedia del dopo guerra e gli alimenti scarseggiavano e ogni aereo che passava da Largo Giulio Cesare Capaccio (nell'antico Quartiere di Zappino), in quegli anni 50, per noi bambini, era un aereo americano, amico, ricco, però che...buttava le bombe. Masticando gomma e "impasticciandoci" con la lingua, i denti e le labbra nelle grida, urlavamo a squarciagola "apparecchi 'a americana mena a bomba e se ne va" .

Forse tutto questo può rappresentare lo spunto di farne un film (che poi sarebbe un'altra cosa, con altri risultati, anche imprevedibili), o forse tutto questo è demenzialità?

Feci un lavoro di fotografia, nel 1977, con un aeroplanino di carta ripreso in sequenza, che alla fine cade e si va a materializzare...in una piccola bacheca fra due vetri (con telai) appoggiata per terra (piacque molto a Lucio Amelio, nel 1979, quando partecipai alla 1a e ultima - Rassegna sulla Nuova Creatività nel Mezzogiorno).

Non so, quando finirò di masticare gomma...forse quando smetterò di fumare...o forse quando sarò del tutto vecchio e rincitrullito e mi accorgerò (se ne sarò cosciente) che la sfera ha raggiunto dimensioni notevoli e tenterò di custodirla sistemandola dentro una scatola cubica trasparente di vetro antiproiettile, su un anello in ferro zincato, dal diametro proporzionato a quello della sfera, alto massimo 2 cm. con la data di inizio: "Chewing Gum - 'A Gicomma Americana" - Milano, dal 29 gennaio 1998... con i nomi di Cristina Salmoiraghi e di Letizia Uccellini (e di chi chissà quali altri ancora).

"Chewing gum - 'a gicomma americana"-work in progress dal 1996 al 2011, diametro iniziale cm. 1-
 diametro attuale cm. 20 circa

Work in Progress dal 1993-1996-97 Traslazione-Sostituzione, da Luogo a Luogo - "La Libertà"

Ho iniziato a fotografare con calma dal 1993 e poi ripreso nel 1996, alcune lapidi significative, che riportavano la parola "LIBERTA'", o che avevano a che fare con questo termine così ampiamente usato (e abusato), soprattutto in quelle ipocrite e retoriche declamazioni, che (per me) sono state sempre insopportabili, nei comizi di piazza e soprattutto in certi dibattiti televisivi, da ogni parte e da ogni cultura, e se si può ancora dire, da ogni ideologia e colore politico. Un termine dal significato profondo, che fin dagli antichi greci, non riesce a trovare pace: sempre e immancabilmente offeso e mortificato nei fatti. Un termine, addirittura usato, come portabandiera, anche dai regimi totalitari, comunisti, nazifascisti e puramente dittatoriali. La libertà nella rivoluzione francese, nella rivoluzione d'ottobre, nella rivoluzione cubana, nell'Unità d'Italia, la libertà nella guerra civile spagnola, la lotta per la liberazione della resistenza partigiana...la statua della libertà come simbolo per eccellenza degli Stati Uniti d'America, etc., etc., etc.

La libertàààààààààààààààààààààà..., urlava Cesare Zavattini. Ma cos'è la libertà? Ognuno si fa maestro di questa parola. La Libertà per me è solo un termine astratto e demagogico, che non trova corrispondenze nella vita reale. La libertà, non è mai esistita, non esiste e non esisterà mai. Non per pessimismo, ma per realismo.
La libertà potrebbe esistere solo in quelle persone che hanno una coscienza o una spiccata vocazione verso la socializzazione, la solidarietà e la partecipazione, anche se per me resta un concetto da maturare soprattutto interiormente (come la rivoluzione), dentro di noi, per poi esplicarlo nella realtà di tutti i giorni. La libertà non si può imporre. La libertà non si può subire. Il significato di libertà non è uguale per tutti. La libertà assume mille significati, nelle mille culture differenti di questo nostro piccolo mondo. La libertà non è mai uguale a se stessa. La libertà, per un musulmano è diversa dalla libertà di un cattolico o di un buddista, ed ancora più diversa è la libertà di un ateo, di un anarchico, e così via.

Nella mia città ho fotografato due lapidi, nella zona antica, che ricordano due episodi differenti, a distanza di 343 anni l'uno dall'altro: l'una riguardante Giordano Bruno (60x100 cm.)...che per il suo modo libero di pensare fu bruciato vivo sul rogo; l'altra invece, riguarda  la presenza di numerosi ebrei strappati alla persecuzione nazifascista (108x131 cm.), dall'ultimo questore di Fiume Giovanni Palatucci, che nel 1943, li inviò a Campagna allo zio vescovo di questa città, nello stesso convento (utilizzato come uno dei due campi profughi della città) dove compì il noviziato il filosofo di Nola.

A Milano ho fotografato una lapide che ricorda la presenza di Ho Chi Minh (60x70 cm.), ubicata all'ingresso di Via Marroncelli, sulla casa ad angolo a destra, venendo da Porta Garibaldi, a venti metri dall'ex sede di "Re Nudo" e dell'ex "Laboratorio" e un'altra ancora, in Via Pirelli, tra la Piazza Luigi Einaudi e l'incrocio di Via Gaetano De Castillia-Via Filippo Sassetti, che ricorda la resistenza partigiana del quartiere Isola di Milano.

Vorrei fotografarne altre in un itinerario nazionale dal sud al nord del paese. Quando ne avrò raccolto un centinaio, ne farò una selezione ed esporrò quelle che riterrò più significative. Al sud esporrò immagini riprese al nord. Al nord esporrò immagini riprese al sud. Un’installazione in una sorta di "traslazione-sostituzione", da luogo a luogo, appunto, da ubicare in esterni e in interni, con alcune varianti al progetto, di tipo contestuale e ambientale. Due voci recitanti però, una maschile e l’altra femminile (in un gioco di entrata e uscita, quasi accavallandosi), cercheranno di introdurci quasi didatticamente, di informarci e di convincerci sul significato di Libertà e di Democrazia preso dalla Costituzione della Repubblica Italiana e da un vocabolario aggiornato, della lingua italiana. 

"Giordano Bruno", 1993 - stampa fotografica su supporto extrarigido per esterni, 60x100x2 cm. (dimensioni reali)


"Gli Ebrei di Long Island City", 1993 - stampa fotografica su supporto extrarigido per esterni,108x131x2 cm. (dimensioni reali)


"Ho Chi Minh", 1996 - stampa fotografica su supporto extrarigido per esterni, 60x70x2 cm. (dimensioni reali)


"I Partigiani del Quartiere Isola di Milano", 1997 - stampa fotografica su supporto extrarigido per esterni 70x100 cm.








La Città invisibile "sparita" - Città Vissute - Marano & Riviello - work in progress, 1978 (1a serie) - Dal 1991 (2a serie) -

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La Città invisibile "sparita" Città Vissute - Le Piazze - Marano & Riviello - work in progress, 1978 (1a serie) - Dal 1991 (2a serie) -Marano & Riviello



CITTA’  DI  CAMPAGNA (SA)

(Quando la "Pittura" incontra la "Letteratura")


Appunti per un diario visivo:

da fotografie scattate prima del sisma del

23-11-1980 e durante la  fase di ricostruzione

 lungo tutto gli anni 80 e inizio anni 90

(prima della ruspa selvaggia)


Dalla serie  Opere Minime

 “La Città Invisibile Sparita”

Città di Campagna:

Operazione D.O.P. “Cartolina &Bomboniera”


L’Opera sarà completa, nel momento in cui le immagini

raggiungeranno il totale di n.101 (a numeri arabi) più

 n. 20 (a numeri romani), a partire dall’anno 1991 (2a serie)



 Libro-Cartolina d’Artista a firma di Marano & Riviello” (in progetto)


(tomo 1 - in n. 1.000 copie di cui n. 150
timbrate, numerate e firmate a mano dall’autore  


L’OPERA


 Il titolo ci riporta automaticamente al famoso libro di Italo Calvino ("Le Città invisibili"), con la differenza che le sue città sono città inventate, fantastiche, mentre questa città di cui viene fatto un ritratto, è una città reale, invisibile all'occhio umano dei viandanti, perché nascosta in una gola dei Monti Picentini, dove l'orizzonte bisogna cercarlo guardando in alto sulle cime delle montagne, e dove la luce del sole, all'improvviso, arriva dolcemente calata dall'alto, creando giochi di luce unici e imprevedibili . L'opera, ha una doppia lettura: da un lato l'introspezione delle immagini, dipinte non in modo naturalistico, come appare in superficie, ma idealistico, con un'atmosfera quasi irreale, "metafisica", che nascondono conflitti, tensioni, rabbie non sopite, nostalgie, affetti, sogni… legati alla propria città, alla propria terra, nel desiderio viscerale di vederla riqualificata a dimensione uomo . Dall'altra il "congelamento" delle stesse, mediante la riproduzione fotografica che va a ribaltare l'aspetto precedente, "oggettualizzandole", fino a farle diventare"libri souvenir"e "cartoline"per turisti, e "bomboniere” per matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, compleanni.  In una duplice veste, dove le immagini , si trasformano, da un lato in "oggetti di consumo", e dall'altro, in una sorta di "ex voto" a "ricordo imperituro", le quali, come scrive Maria Roccasalva, parlando di un "vecchio lavoro (fotografico e di installazione oggettuale) autobiografico dell’artista "...dovrebbero porsi solo come interpretazione e riflessione".  Le tele sono firmate da Marano e le foto da Riviello: “Marano & Riviello”. In realtà è lo stesso autore che  narrando, gioca con ironia ed autoironia a "nascondino", con il proprio nome e soprannome, come per esorcizzare una serie di luoghi comuni, da cui (pare) non riesce a "liberarsi".
(A. R. M. Campagna, ottobre 1993-1995)


NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Maria Roccasalva Di Domenico -  dalla mostra "Due o tre angoli di casa" - Galleria Taide Spazio Per - Salerno - Paese Sera, Venerdì 6 marzo 1981
(2) Anna-Carola Kraube - Storia della Pittura - Edizioni Koneman - Colonia 1995



« Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.» 
(Marco Polo)






n.b. testo integrale (come nelle due pagine) per una mostra tenuta nel 1991

CIVICO MUSEO CAMPAGNA - CENTRO ARTE GIORDANO BRUNO - ITALIA NOSTRA

La Chiena 1991 anno IX post-sisma
Nell'ambito delle anticipazioni europee del
Festival Internazionale dell'Acqua 1992
Premio Giordano Bruno - sez. Pittura

MARANO
presenta:
"CAMPAGNA. CARTOLINA 91 - 1a serie"

a cura di Angelo Riviello
15 agosto / 15 settembre 1991
C.so Umberto 1° n. 130 - Campagna (SA)

UN SOGNO IRREALIZZABILE

   E' la seconda volta che il pittore Marano dedica una sua mostra alla sua città. La prima risale al 1978, quando giunse da Milano, con l'intenzione di fotografare Campagna in ogni suo angolo, come se fosse stato guidato da un sogno premonitore: due anni dopo, nel 1980 ci fu il terremoto. La mostra aveva per titolo "CAMPAGNA". Questa del 1991, dopo tredici anni, si presenta con il titolo emblematico "CAMPAGNA: CARTOLINA 91o - 1a serie", titolo scaturito da un'idea progettuale del sottoscritto (che ha trovato in Marano la sua piena disponibilità e collaborazione), e al tempo stesso da una triste e amara ironia che ci accomuna, sulla constatazione che la propria città "la nostra città"è stata vittima non del terremoto in quanto tale, che ha fatto solo la sua parte, ma soprattutto della ruspa selvaggia voluta dall'uomo.

   Il primo aspetto che risalta in queste tele di Marano è l'introspezione, che da anima e corpo alle cose ed agli aspetti più nascosti, espressa tecnicamente con estrema semplicità, attraverso una stesura di pochi colori su piani costruiti pazientemente e scanditi con ritmi ben precisi, nell'interpretazione sofisticata e soggettiva, quasi fedele, delle immagini proposte, dipinte non in modo naturalistico, come può sembrare a prima vista, ma idealistico, come per concretizzare sullo spazio ristretto e oggettuale della tela, un sogno irrealizzabile. Contraddizione, quindi, solo apparente, ma in perfetta sintonia e coerenza con un suo modo di essere e di porsi in questo specifico. Il rapporto Arte - Fotografia, ci riporta a Francesco Paolo Michetti pittore, quando a cavallo di secolo, utilizzava inizialmente la fotografia per le sue pitture, come uno strumento al servizio dell'Arte. Nell'aspetto esteriore, documentario - antropologico, ricorda in parte certi pittori paesaggisti della fine 600 e del 700, come il Canaletto, il Bellotto, il Guardi, Lorrain, etc., quando attraverso le loro tele cercavano di documentare la città e il costume della propria epoca riportato nei paesaggi urbani. Gli effetti di luce, ottenuti con accurati contrasti di chiaroscuro, ci riportano quasi a Daumier (800 francese). Nell'atmosfera misteriosa, che rappresenta la componente basilare del suo lavoro pittorico, guarda invece con fine eleganza a Boecklin (fine 800) e al pittore americano Edward Hopper (900), ma soprattutto (come già nel 1978), si ricorda della lezione del grande De Chirico metafisico, il pittore delle Piazze d'Italia, atmosfera accentuata dall'assenza assoluta dell'uomo e del suo benessere (la macchina), non perché Marano non predilige la figura umana, ma è per motivi stilistici e contenutistici che in questi 
quadri non c'è, e non ci deve essere, per fare risaltare maggiormente il significato (la città e la sua atmosfera) e il significante (la tecnica pittorica).

   Sogno irrealizzabile, quindi, che da un senso di attesa e di mistero al ritratto urbano della città, in questo caso della sua città (la mia città), dai luoghi reali e riconoscibili, anche ae in parte scomparsi, impregnati di una luce magnetica che attrae e incuriosisce il visitatore, rappresentata inn una dimensione senza tempo apparentemente vuota, dove "la Chiena", I Fucanoli, I funerali, I matrimoni, le Feste e le Processioni religiose, e altri eventi di costume locale, vanno solo immaginati: Campagna, città "invisibile", a struttura medievale atipica, affossata tra le mura di cinta naturali di una vallata dei Monti Picentini, tra i fiumi Atri e Tenza, con conseguente sviluppo urbanistico (e rifacimenti) rinascimentale, barocco e neoclassico, toccata in più parti dalla lunga mano della ricostruzione ex novo a seguito del sisma del 23 novembre 1980, luoghi della memoria individuale e collettiva, resi oggi quasi irriconoscibili dall'uomo. Una città che ha visto la presenza di Giordano Bruno e Juan Caramuel y Lobckowitz, in attesa di una rivendicazione e di una ricollocazione, in attesa di essere risarcita nei danni morali e materiali, rendendole giustizia e omaggio con l'Arte, quell'Arte che è mancata, per arroganza, gelosia e incapacità degli uomini, soprattutto dell'uomo di potere pubblico e del mondo occulto locale (in pianta stabile) che hanno fatto a gara, come il gatto e la volpe, di comune accordo a temporeggiare sui problemi e a boicottare quei pochi progetti e indicazioni serie (Museo, Arredo Urbano, inviti e segnalazioni continue a rispettare i vincoli del P.d. R. n. 2), per crearsi una pessima immagine, patetica e vergognosa, spendendo decine e decine di miliardi, con il risultato di aver distrutto l'aspetto storico - artistico e culturale di una città, con il contributo concreto e tecnico, determinante nei fatti, degli "eroi" della ricostruzione, avallati da uno Stato Italiano che non c'è e che non c'è mai stato (in Italia), se non sotto forma di un assistenzialismo quotidiano, squallido, deprimente e ricattatorio.

     Tutto questo Marano lo sa molto bene, ed è anche per queste ultime conferme, che nelle proprie tele, in cui appare Campagna, non tollera la presenza umana, di quell'uomo che è vittima di una propria incapacità ad avere un rapporto responsabile, equilibrato, di armonia  e di amore con la natura, con l'ambiente, con le opere d'arte e documentarie, ma soprattutto con se stesso e con il proprio habitat, la cultura del vicolo, in cui è nato, ha vissuto e vive nel bene e nel male, con i propri ricordi, con i propri affetti, con in propri cari, per cui non dovrebbe esistere cifra di denaro che possa comprare tutto ciò...E invece le scelte consequenziali del terremoto, demagogiche e clientelari, con l'arrivo di ingenti cifre di denaro pubblico hanno cancellato ogni cosa, di quell'uomo che è stato, ed è incapace di capire l'antico, e che è stato, ed è incapace di capire il moderno e i problemi reali della città e del territorio, per dare a queste due risorse una collocazione di economia turistica.

    A Marano, figura eroica di moderno Don Chisciotte, mi dispiace dirlo, non resta altro che "consolarsi", crogiolandosi con le proprie tele, su cui rappresntare la "sua" Campagna, quella Campagna che non ritornerà più, per illudersi illudersi di continuare a toccarla, a vederla, a viverla, a conoscerla profondamente, quasi rasentando la "necrofilia e il "feticismo", di assaporarla e sentirne gli umori e gli odori, soprattutto quelli inrenti alla sua umidità, che la caratterizzano e la contraddistinguono dagli altri centri cosiddetti "minori", e cercare di cogliere quegli aspetti (pochi) che si sono creati  casualmente nei nuovi innesti del tessuto urbano, e continuare così a sognare un sogno irrealizzabile, per proseguire comunque un viaggio, sulla documentazione della propria città, con un proprio stile personale, , dandole sempre e comunque, quell'aspetto misterioso e di attesa, in una dimensione evocativa atemporale, che che non si può distruggere, magari divertendosi di aggiungere nuovi elementi creativi e simbolici che vadano a completare una "sua" ricostruzione, quella ricostruzione che sul piano morale, legale e artistico è mancata, perché è così che Marano ha sempre visto e vorrebbe vedere Campagna, e chi lo conosce, lo sa molto bene. 

   Ed è così che vorrebbe farla vedere agli altri, nelle proprie autonomie personali, per una sua forma di altruismo (opinabile). Ma queste sono menzogne, e "l'Arte"è la più bella delle menzogne", come affermava Claude Debussy...e spesso, ahimè! non fa i conti con la realtà, ed ecco, che in aiuto del pittore Marano, arriva l'artista Angelo Riviello (il sottoscritto) per farlo aggrappare all'unica all'unica e ultima arma di difesa che gli è rimasta: l'ironia e l'autoironia, proponendogli proponendogli, come unico aggancio con la realtà consumistica, condizionante, un progetto di "stampa in cartolina" dei suoi quadri, realizzati nelle misure standard, commerciali, di 50x70 e 70x100 cm., dipinti appunti come una bella "cartolina ricordo" (anche se personalizzata), da vendere ai negozianti a prezzi popolari e da regalare agli eventuali acquirenti della propria produzione, riportando sul retro il loro nome e cognome e il luogo di residenza, il nome dell'artista e il titolo "Campagna Cartolina 91 - 1a serie" , per completare una prima fase dell'operazione, che andrà a sfociare poi in una grande mostra, in cui si esporranno le foto originali, i dipinti originali, e le foto dei dipinti originali riprodotti, stampati a cartoline, nel formato usuale 10x15 cm. 

   E' evidente che la stampa di un quadro avverrà nel momento in cui questi troverà un acquirente.
Angelo Riviello Moscato, 1991


Racconto


LA CITTA’ INVISIBILE SPARITA - Marano & Riviello


"Campaniae Civitas" era l'antico nome della città, prima che diventasse..."Campagna".
- (1) - Una città senza uscite, come rappresentata alla fine di uno scacco. Una città nascosta a se stessa, con la faccia velata e inconosciuta, dove - (2) - l'umido è l'elemento principe e incontrastato che attraversa le case come gli uomini, conservando come impalpabile additivo, odori di mosto, rosmarino, conserva e mirto - . La città del "Fuoco" e dell'"Acqua", la città dell'"Olio", la città della “predica” di San Bernardino da Siena…la città "Esorcista" dell'Abate Antonino.
Città Magica e Oscura - (3) - in cui aleggiano ancora gli spiriti liberi, del domenicano ermetico ed"eretico" Bruno, dello storico Capaccio, del cistercense benedettino eclettico ed "ellittico"Caramuel - del nobile Guerriero, del "trasgressivo", "provocatore" ed "erotico" Romano...Da Città roccaforte dei  “famigerati briganti” nostri eroi, a Città rifugio dei tanti ebrei inviati da Palatucci, da Fiume, allo zio vescovo dell'Arcidiocesi Campagnese.
Fu Alan, a ricordarmi nel 1985, camminando con me - (4) - lungo il fiume Tenza, fra le gole delle montagne circostanti - che il 23 novembre 1980 - (4) - la terra tremò e si scosse - . Solo allora mi accorsi che la "Città Invisibile", la mia città, era sparita.
(A. R. M. Roma., maggio 1993)

NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Rino Mele -"Il Convento di Giordano Bruno" - Libro/Catalogo "'A Chiena-Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea" - Ediz. Civico Museo Campagna - Campagna 1985 - Stampa Boccia1987
(2) Gelsomino D'Ambrosio - Libro/Scheda - "Campagna" -  Editrice Coop. S.C.R.L. Campo  - Salerno 1985 - Ristampa Ediz. 10/17 - Salerno 1996
(3) Angelo Riviello - "Accidenti a Colombo!" - Libro/Catalogo "'A Chiena-Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea" - Ediz. Civico Museo Campagna - Campagna 1985 - Stampa Boccia 1987
(4) Alan Frenkiel - "Tra le gole di Campagna" - Libro/Catalogo "'A Chiena-Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea" - Ediz. Civico Museo Campagna - Campagna 1985 - Stampa Boccia 1987


Proprietà privata, 1991

Proprietà privata, 1991
Proprietà dell'artista, 1993/94
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1992
Proprietà privata, 1995
Proprietà privata, 1994
Proprietà privata, 1995
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1992
Proprietà privata, 1993
Proprietà privata, 1992
Proprietà privata, 1995
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1992
Proprietà privata, 1993
Proprietà privata, 1991
Proprietà privata, 1994
Proprietà privata, 1991
Proprietà dell'artista, 1993
Proprietà dell'artista, 1993
Proprietà dell'artista, 2003/2015
Proprietà dell'artista, 2003/2015


Proprietà dell'artista, 2016
Largo Maddalena, 2015
Ex convento dei cappuccini, 2015







Installazioni/Ambientazioni

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Laboratorio site specific - De' segni  de' tempi - Traslazione,1985
La scala - dall'ex Chiesa della Concezione (ex complesso 
conventuale degli Osservanti), all'ex Convento dei Frati 
Domenicani di San Bartolomeo 

.La scala- "De' segni de' tempi", 1985 - Frammenti di tela ad olio su reperto 
in legno verniciato (poggiamano), 240x109x65x54 cm. 
"Penombra", 1993 

“Hola - Torno Subito”, 2005 Video-installazione-ambientazione (1 -2 -3 - 4)

immagine n.1

immagine n.2
immagine n.3
immagine n.4





Cinema-Teatro Comunale, 2006 - Video-Installazione-Ambientazione - Dalla serie Remake - Work in progress "Affetti 1" (1975-76-77) 


 "Cinema-Teatro Comunale", 2006 - Dalla serie Remake - Work in progress "Affetti 1" (1975-76-77) - Video-Installazione-Ambientazione


Laboratorio site specific - 2010 - Installazione-ambientazione-interior house - work in progress - Traslazione-Sostituzione: da un ex bettola/falegnameria a un ex forgia (1-2).

Si tratta del particolare di un "pezzo di  muro" della casa paterna, che estrapolato dal suo contesto originale, viene esportato altrove,  in altri luoghi, in altre case, in altri contesti, oltre che nei luoghi deputati, dove si trasforma in un'installazione-ambientazione oggettuale, con elementi anche casuali trovati in sito. Dall'intimità della privacy , alla collettività, dove la memoria diventa un affresco in movimento, come in un film già visto, per ritrovarsi con altre intimità e con altre storie di un passato, presente nelle varie sfaccettature di una realtà, che al tempo stesso aleggia nell'aria come un mito...

(1) "Mio padre ebanista, devoto, musicante, monarchico e bettoliere", 2010 - Installazione-ambientazione-interior house - Dalla serie remake (1975-76)- Work in progress "Affetti 1"
(2) "Mio padre ebanista, devoto, musicante, monarchico e bettoliere", 2010 - Installazione-ambientazione-interior house (part.) - Dalla serie remake (1975-76) - Work in progress "Affetti 1" - 75x50 cm.
"Pianificazione", 2011 - Installazione oggettuale,
Proprietà privata - Napoli




Anni 2000 - IV BIENNALE ARTE & ANARCHIA - NAPOLI - GIUGNO 2009

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Zona A A A...

Le tre "A"...tra le gambe di Donata photo by Guido Taroni
'A rò stame jenne...?

A A A come pAnariello pAsquale fu pAncrazio

Free bike

Le famose tre "A" che Marcel ha tenuto nascosto, prima di regalarle a Lucio...

l'altra "A" che (anche) Man Ray ha tenuto nascosto o ha dimenticato

Questione di pelle...
Nell'arduo compito di una ri-definizione dell'arte...Lucio, prima si bucò le mani e poi "tagliò la tela" 
Nell'arduo compito di una ri-definizione dell'arte...Lucio "tagliò la tela" 



Anni 2000 - Lavori digitali in collaborazione

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Dalla Rassegna Internazionale dell'Acqua - La Chiena - edizione 2008 "S.O.S. Emergenza Rifiuti" - N.4 lavori realizzati in collaborazione con I Santini Del Prete (Art Director) e Santino Campagna

"L'Angelo con Santino e i Santini Del Prete ", 2008 - Fotografia digitale
elaborata al computer - Supporto, dimensioni e quantità variabili

"L'Angelo della discarica 1 " , 2008 -Fotografia digitale elaborata al computer - 
Supporto, dimensioni e quantità variabili
"L'Angelo della discarica 2 - Non c'è due senza trittico " , 2008 -Fotografia digitale 
elaborata al computer - Supporto, dimensioni e quantità variabili

"L'Angelo con Santino, i Santini Del Prete e i gabbiani ", 2008 -
Fotografia digitale elaborata al computer - Supporto, dimensioni e quantità variabili

Anni 2000 - In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia-1861/2011

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"Il cranio del marchio di lombrosiana memoria "- 2010-2011
"Eroe/Patriota-Patriota/Eroe ", 2010

"Eroe/Patriota-Patriota/Eroe ", 2010 - part.

"Italia (cosa) Nostra onlus"
Si tratta di un gioco di parole, non a caso, tra "Italia Nostra" che è un'associazione nazionale (molto conosciuta), preposta alla salvaguardia del nostro patrimonio storico-artistico e monumentale, con un'altra Italia: quella delle mafie, famosa con il termine di "Cosa Nostra". Immagine riprodotta su un fondo con i colori della bandiera nazionale.

"Italia (cosa) Nostra onlus ", 2011 (bozzetto progettuale per una grande installazione)

"1861 - 2011 - Saluti da Caserta ", 2011

"Incontro a Teano ", 2011

"Incontro a Teano ", 2011 - part.

"Centocinquanta la gallina canta...", 2011

"Senza Parole 1" -"Con la cultura non si mangia?" - "Senza Parole 2" - "La Banda degli onesti: Con la cultura non si mangia!"

Con la celebre, nonché arrogante e pericolosa frase del ministro Tremonti che ha fatto il giro del mondo (con la cultura non si mangia) il mio pensiero è andato ad alcuni protagonisti che hanno fatto la storia del cinema italiano Alberto Sordi nel film "Un'americano a Roma", girato forse ai tempi in cui Renato Carosone scrisse e cantò per la prima volta "Tu vuo fà l'americane..." e il grande Totò, nel film "La banda degli onesti", maschera naturale di quella Napoli dalla fame atavica (con il suo missionario-maschera Pulcinella) e guarda caso interprete con altri due napoletani: Peppino De Filippo e Giacomo Furia...
La banda degli onesti allude anche all'attuale banda che ci governa, che nulla ha a che fare con i nostri amici napoletani che fabbricavano moneta cartacea falsa, arrecando un minimo di danno (forse) al signoraggio bancario, ma non ai comuni cittadini, come avviene quotidianamente..ad opera di chi dovrebbe governarci...

"Senza Parole 1 ", 2011

"Senza Parole 2 ", 2011

"Fuga da Ercolano? No...dall'Italia!!!"
Questa immagine con i due atleti in corsa di Ercolano, mi ha suggerito in pieno la realtà tragica che vive il nostro patrimonio storico (dopo il crollo della Casa dei Gladiatori di Pompei), con quella voglia irrefrenabile di scappare via dall'Italia (portandosi dietro tutte le opere d'arte) come in effetti avviene da svariati anni, con la fuga dei cervelli e dei giovani, ma anche dei non più giovani e mai come nel momento attuale. Una fuga strategica, potrebbe anche essere l'occasione buona, per evitare le ipocrite e pompose celebrazioni e commemorazioni nel 2011 dei 150 anni dell'unità nazionale...per poi rientrare e agire come Ulisse a Itaca, secondo il racconto di Omero che conosciamo molto bene...

"LUCE! LUCE! -  White, Red, Green - Italy ", 2007


Titolo. “L’Ultima Cena di Via Tuscolana” , 2011

Introduzione

La “musa ispiratrice” di questo progetto è stata una certa realtà che si respira oggi un po’ dovunque, nella trasformazione repentina, quasi da trauma, che ha cambiato la vita degli italiani, in questi ultimi dieci anni, nel passaggio dalla lira all’euro, e nel non avere adeguata la nuova moneta alla vecchia lira.
Tale disagio, si sente soprattutto nelle grandi città del nord, dove vivere e sopravvivere, diventa ogni giorno sempre più un’impresa, un lusso. Sembra quasi di andare verso una cattività, verso una costrizione del vivere, nei rapporti interpersonali tra i cittadini “messi in castigo”, “in isolamento”, per non dire in alcuni casi “agli arresti domiciliari”, all’insegna del “sacrificio per amor patrio” e per giunta vessati e minacciati, messi come sono di fronte ad una realtà senza futuro e nell’impossibilità di adempiere, nel costante “presente”, ai loro doveri di cittadini, ai quali, forse gli si negherà finanche il
classico “pane e acqua” (il pane e l’acqua, due elementi fondamentali per la sopravvivenza dell’umanità).

(Angelo Riviello,  citazione tratta dal progetto: “…a pane e acqua?”, 2009,
 per “Pubblicinvasioni –In Transito”, Potenza, 2009 –


“Con la Cultura non si mangia!”
(Giulio Tremonti, ministro dell’economia)


Un ministro della repubblica italiana, per fare tale affermazione (tra il serio e il faceto?)  non credo che sia stato trasportato da un istinto incontrollabile portandolo a “tradirsi” e cioè a fare una “gaffe”.
Se lo ha detto, per motivare l’emergenza di una crisi nazionale e globale, con le sue drastiche misure, vuol dire che lo ha anche pensato, calcolato a freddo e ponderato molto bene, conscio di una realtà degradata, a cui hanno contribuito come politica di Governo, nel passaggio del testimone, tra false ideologie di sinistra e di destra, per continuare in nome di un “debito pubblico” (inventato dall'alta finanza con la collaborazione servile della casta politica) ad aggravare con tagli graduali interminabili, soprattutto in questi ultimi dieci anni, in tutti i settori della vita pubblica e sociale, quindi anche nei confronti della cultura, ritenendola un “superfluo”. Quando si dice cultura, in questo caso specifico, si pensa alla ricerca scientifica, all’arte, alla letteratura, al teatro, al cinema, tutti argomenti inutili per i nostri governanti, passati e presenti. Il merito del ministro Tremonti è di averlo detto ìn modo chiaro e diretto, negando un futuro alla nazione, senza ipocrisie e mezzi termini per giustificare i tagli feroci perpetrati ai danni, si della cultura, ma nei confronti della maggiore economia italiana: il turismo culturale. Lo ha detto come portavoce frontale di una politica liberista mediante un Governo (a sua volta portavoce di altri Governi precedenti) che ignora letteralmente una realtà italiana? Non credo. Tutto questo, unitamente ai continui tagli sulla scuola pubblica e sulla sanità, fa parte di un preciso progetto di pianificazione, per avere una comunità sempre più assente e disinformata, malata, incolta e senza memoria, senza identità, impreparata, incapace di fare analisi, di ragionare e di partecipare alla vita democratica di un paese: la negazione di un futuro.

Tutto questo, infine, a favore di un’elite perversa, buttando nel cesso un’identità e un’immagine colta di un’Italia, che durante il ventennio ha resistito al regime  fascista, e dopo la seconda guerra mondiale, ha ricostruito moralmente sulle rovine e sulla miseria post bellica, un futuro, attraverso l’arte e la cultura, soprattutto con il cinema di Cinecittà di Via Tuscolana a Roma, quel Cinema "povero", senza televisione degli anni 50 e inizio anni 60, che non poche lezioni ha dato al cinema di altre nazioni (soprattutto con il neo-realismo), come la Francia (con la stagione della nouvelle vague, anni 60 e 70) e gli stessi Stati Uniti con la ricchissima Hollywood…Ricordare quel cinema (soprattutto in Italia) anche con quelle pellicole (cosiddette minori) “meno impegnate” (disprezzate dalla critica di quegli anni) ha fatto sorridere nella miseria più nera, attraverso i suoi comici più famosi (ancora oggi), intere generazioni di italiani, fino ad arrivare ad altri esempi di un’Italia post 68, che resisteva e continuava a creare nella competizione internazionale. Oggi tutto questo non c’è più...
(A. Riviello, 11-settembre-2011)

L’Ultima Cena di Via Tuscolana”, 2011 -
Ambientazione audio / Installazione oggettuale / Azione











Anni 2000

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Dalla serie "noir - still life", work in progress dal 2002 - "Caravan-Petrol / Still-Life - Natura Morta ", 2002-06,
 fotografia digitale elaborata al computer - supporto, quantità e dimensioni variabili

Dalla serie “noir – still life”, work in progress dal 2002 - “The smocke kills?”  - 2002-06

fotografia digitale elaborata al computer – supporto, quantità e dimensioni variabili



Angelo Riviello & Mimmo Paladino - 2005-2006 


Con Mimmo Paladino ci siamo conosciuti nel 1978, in Via Pontaccio a Milano, zona Brera, nella Galleria di Luciano Inga Pin. Abbiamo parlato del più e del meno, ma soprattutto di amici in comune che avevamo a Salerno, nell’ambito culturale e della critica d’arte. Salerno e Benevento distano intorno ai 70 km. La Transavanguardia era in cantiere. Lui cercava casa a Milano, mentre io la lasciavo, intuendo l’humus nel ritorno alla pittura, per rientrare al sud Italia…due anni prima del tragico terremoto.
A Positano nell’estate del 2005, recandomi a trovare alcuni amici (Alan Frenkiel e il suo ospite amico James Putnam), ho avuto la sorpresa di scoprire un suo mosaico davanti al sagrato della Chiesa Madre, dove tra gli altri c’era un piccione raffigurato.
Ero seduto su di un muretto, davanti alla mia fotocamera passava casualmente un piccione vero e l’ho fotografato. Nel 2006 ne ho fatto un lavoro. Devo ancora spedirglielo a Paduli, il  paese natio di Mimmo, in provincia di Benevento, dove vive e lavora.



"Angelo Riviello & Mimmo Paladino: In Posing " - 2005-2006 -
fotografia digitale, stampa labda su dibond
70x100 cm.


"Alfabeto Mitologico-lettera Z " -2008 - 
fotografia digitale su forex. 35x50 cm. - Edizione di 3 più prova d'autore
 (collezione privata - Roma)

"I LOVE YOU ", 2008 -
 fotografia digitale elaborata al computer - supporto, quantità

e dimensioni variabili. Opera finalista alla prima ediz. del Premio Terna 01, 2008.

Con fotografie digitali di pasticche viagra, ho composto la scritta: I LOVE YOU

"Location Europa - Made in Italy ", 2008-2010  - 
 fotografia digitale su tela plastificata
200x150 cm. Edizione d 3 più prova d'autore

"Deja vu - Du-rex - Ho avuto un incubo ", 2008 -
 fotografia digitale elaborata al computer - supporto - quantità e dimensioni variabili


"SHOAH ", 2009 -
 fotografia digitale su tela, elaborata al computer -  100 x 200 cm. - Edizione di 3 più prova d'autore





Questo manifesto, che ha tutte le caratteristiche (“concettuali”) di un “objet trouvé,è diventato casualmente, per me,  un’opera da realizzare, con il mezzo fotografico. Non l’ho cercato, ma l’ho trovato affisso ad un muro vicino casa mia,  così com’è, in un pomeriggio, mentre uscivo per una passeggiata, tanto da ricordarmi, come manifesto, i “decollage” di Mimmo Rotella, senza essere un decollage (dove l’artista toglieva con i suoi strappi istintivamente voluti sui manifesti incollati e accatastati l’uno sull’altro) e né tanto meno un “ready made”, per usare un altro termine in uso nel linguaggio specifico e decodificato dell’arte moderna e contemporanea, da riportarci ai primi lavori artistici dei surrealisti e dei dadaisti, agli inizi del 900, creati, utilizzando e riciclando oggetti trovati. Tra questi Duchamp, Cornell, Picasso, fino ad arrivare al dopoguerra con la corrente New Dada, lungo tutto gli anni 60, con la Pop Art e il Nouveau Réalisme, diventando poi una peculiarità nella ricerca  concettuale negli anni 70 (la famosa sedia di Kosuth), con il Gruppo dei Fluxus e altre esperienze similari e comportamentali. Tale manifesto (oggetto trovato?), modificato casualmente da mani anonime e sconosciute, e forse dagli stessi attacchini, l’ho semplicemente fotografato e messo in composizione nell’inquadratura, decidendo di farne un’opera, per lo stimolo che mi ispirava nell’impatto visivo, senza alcun intervento di carattere estetico o di manipolazione, se non puramente mentale, su ciò che “s-oggettivamente” mi offriva nella mia immaginazione, formazione socio-politica e culturale, e  in base ad una mia natura caratteriale, di uomo ma in questo caso, soprattutto di artista, nell’uso di ogni mezzo tecnico espressivo, cercando di ottenere il massimo con il minimo sforzo creativo.


 "Senza Parole - Black & White ", 2009 - 
 fotografia digitale 70x100 cm. Edizione di 3 più prova d'autore

"...a pane e acqua? ", 2009 - 
fotografia digitale elaborata al computer-supporto, quantità e dimensioni variabili.
Opera finalista al Concorso "Pubblicinvasioni" di Potenza, 2009. 

“LumiereTour”



La Tour...uno dei simboli della Seconda Rivoluzione Industriale, quella del petrolio e dell'elettricità, della città di Parigi e della Francia, guardata e fotografata attraverso i vetri di un luogo privilegiato: il Beaubourg, a sua volta, uno dei centri internazionali di arte contemporanea, tra i più importanti e visitati al mondo, in una sorta di sinergia interattiva nella fusione tra cielo e terra, tra natura e artificio tecnologico e l’habitat urbanistico-architettonico dell’uomo.
La luce che sembra fuoriuscire da un’astronave aliena dalla fenditura dell’immensa nuvola e che per un attimo si apre sulla città di Parigi, appare all’improvviso, come il flash di un fotografo o il bagliore luminoso di un lampo durante un temporale, per indicare una strada maestra da seguire guardando sempre avanti. La luce come fonte di energia universale, pare predestinata, anche se per poco, a immortalare e a illuminare codesto monumento, simbolo di innovazione tout court, per la scienza e per l’immaginario collettivo, opera documentaria, nel passaggio definitivo, dopo l’era del carbone, da una  società agricola a quella industriale dell’era moderna, attraverso l’energia atomica e l’industria aerospaziale fino a quella informatica dei nostri giorni, con internet: la neonata epoca digitale…in cui l’umanità verrà sempre più travolta con mutamenti irreversibili già in atto, delegando sempre più gli artisti a rappresentarla nei suoi aspetti emozionali e creativi, per comunicare riflessioni, analisi, dubbi e come dice Bill Viola: “conoscenza e compassione”. L’Arte come ultimo baluardo del pensiero umano.



"LumiereTour" -2010 -
fotografia digitale-supporto, quantità e dimensioni variabili


"Berlin-von der wand-Coca Cola ", 2011 -
 fotografia digitale elaborata al computer-Supporto, quantità e dimensioni variabili

 "L'Italia dei sordo-mutui ", 2011 - 
fotografia digitale elaborata al computer - supporto, quantità e dimensioni variabili

"Building the future - Costruiamo il futuro ", 2010-
collage e fotografia digitale -supporto, quantità e dimensioni variabili
"Italian Generation...NO GAG!  - GRANFATHER-FATHER-SON " , 2010   
Dalla serie Remake Work in progress "Affetti 1" - 
"da video still film super 8 (Ritratti, autoritratti,1977) - 
Fotografia digitale, supporto - quantità e dimensioni variabili


"Pianificazione - l'infanzia negata ", 2011 - 
Installazione oggettuale,
Proprietà privata - Napoli

Arte Pubblica - Progetto per Serre "Natural Silence of sound"-
schizzi-studi, 2012

Anni 2000 - Laboratorio site specific a cura di Cataldo Colella

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"Dov'è Regina ? - I Graziati di S. Antonino ", 2009 - 
fotografia digitale su tela rembrandt, 88x74 cm. (particolare di video-installazione fotografica)


"Dov'è Regina? - La Colonna degli ossessi e i graziati ", 2009 -
 fotografia digitale su dibond - 110x230 cm. (particolare di video-installazione fotografica


"Dov'è Regina? - I Graziati e l'acqua santa ", 2009 - 
fotografia digitale su forex - 50X50 cm. (particolare di video-installazione fotografica)


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Fotogrammi di alcuni film in 8 mm. e super 8 - Video stills (in costruzione - under costruction)

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"Angelo Riviello Moscato & Michela Rocca Uccellini ", 1975, film 8 mm. trasferito in digitale, 2009 - n. 6 fotogrammi

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"Quando l'immagine non ti è chiara ", 1975, film 8 mm. trasferito in digitale, 2007 - n. 2 fotogrammi

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"Esorcismo 14 febbraio  Sant'Antonino", 1975, film super 8 colore trasferito in digitale 2007, n. 2 fotogrammi

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"La Bambola ", 1976-77, film super 8 colore trasferito in digitale 2007, n. 3 fotogrammi

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"La Casa ", 1976-77, film super 8 colore trasferito in digitale 2008, n. 3 fotogrammi

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"Margherita und Gelsomino ",1978, film super 8 colore, riversato in video VHS 1996, trasferito in digitale, 2006, n. 2 fotogrammi
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Video

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"Come sto", 2012, durata 2',36" 
Un ambiente bianco, asettico. Un piatto da leccare dopo un presunto pasto. Gli unici colori: il legno naturale del tavolo...la guarnizione del tappo di una bottiglia vuota, un orologio da polso...e gli occhiali scuri color marrone...Felice Anno Nuovo! 

"numero 0", 2012durata 10'.27"
In attesa…nel deserto e nel silenzio assordante della natura - Masseria Moles di Tolve, 12/13 maggio 2012

"Beati i primi...saranno gli ultimi", 2012, durata 50"
Per il Festival "TGV IN 50 SECONDI "
 in occasione di "Marseille-Provence 2013, Capitale Européenne de la Culture

Fotografia per il video "Beati i primi...saranno gli ultimi", 2012   
"LUCE!...LUCE!", 2007 - durata 59"
59° anniversario della prima Repubblica Italiana (1948-2007), 
presentato al "59 seconds International Video Festival"
a cura di Irina Danilova & Hiram Levy

"Angelo Riviello & David Bowie", 2006, durata 59"
nascita nello stesso giorno, stesso mese, stesso anno: 59 anni in 59 secondi
per il "59 seconds International Video Festival
a cura di Irina Danilova & Hiram Levy


Dalla serie “noir - still life”- work in progress dal 2002

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“Invito al suicidio” 

Il titolo vuol essere intenzionalmente una provocazione, verso i potenziali cittadini che meditano di suicidarsi, nella citazione del filosofo tedesco Philipp Batz-Mainländer, che nel suicidio trovò la sublimazione del suo pensiero, con la sua opera “Filosofia della Redenzione”, basata sul principio secondo cui "il non essere è preferibile all'essere", e che perciò “il mondo non è che una nostra rappresentazione”. La similitudine è con Schopenhauer, che ammirava moltissimo, solo che ad un certo punto il suo pensiero prende una svolta diversa, con risultati decisamente opposti al "pensiero schopenhaueriano", dove la cosa in se è “volontà di vita”,  concepita come forza cieca, universale, superindividuale, mentre in Mainländer  prevale la "volontà di morte" individuale, presente in tutti gli esseri, anticipando, in un certo senso l'impulso di morte freudiano.

A distanza di dieci anni, nell’epilogo, si suicidò anche la sorella, che lo aveva seguito nei suoi studi filosofici, raccogliendo i saggi lasciati dal fratello, pubblicandoli  nel 1886 come secondo volume della “Filosofia della Redenzione”.

Scrive Camus «Esiste per la filosofia un solo vero problema, ed è il problema del suicidio. C'è per la filosofia una sola vera domanda alla quale la filosofia stessa deve cercare di dare una risposta. La domanda è: "La vita vale la pena di essere vissuta oppure è il caso di non viverla?"».


Invito al suicidio”, 2012

fotografia digitale elaborata al computer 

(dalla serie “noir - still life”)

“Europe in Love: Il bacio”
(Kiss of Death)



Dal primo bacio della madre che da al proprio figlio appena nato, ad una lunga serie interminabile di baci nelle sue più svariate espressioni. Il bacio dell’amico, dell’amante, del traditore… il bacio di Giuda. Il bacio sulle mani, sulla fronte, sui piedi, sul collo, sulle guance, sulle spalle, sul naso, sulle orecchie, sugli occhi, sulle ciglia, sui capelli, sulle labbra, sulla bocca. Il bacio a bocca aperta. Il bacio a bocca chiusa. Un bacio lungo, un bacio corto. Il primo bacio non si scorda mai…il bacio “romantico” degli innamorati. Il bacio erotico eccitante, del desiderio più ardente e passionale, il bacio con la lingua che ti ammalia, che ti acchiappa, che ti inebria, ti droga, ti coinvolge, ti avvolge, ti sconvolge…il bacio “ingannatore”…un bacio del piacere che ti incanta, che ti schianta. Il bacio della morte che ti corteggia e ti sorride…il lungo bacio di una morte lenta e inesorabile, spietata…un bacio con i denti, vampiresco, satanico che ti succhia lentamente ammaliandoti, fino all’ultima goccia di sangue…Un bacio…il bacio che ti fa guardare negli occhi il nulla assoluto, con lo sguardo nel vuoto, dove il passato, il presente e il futuro si annullano.

Questa immagine nella sua diretta ed “elementare eloquenza”, non avrebbe bisogno di parole: la vittima…l’assassino, la morte, all’insegna di un decennio dell’euro, voluto dalla dittatura finanziaria mondiale, e in questo caso europea, parlando di casa nostra, mediante i loro interlocutori e servi (governi di ogni colore, svuotati di contenuti, di politica e di ogni senso di responsabilità e di lungimiranza nei confronti dei propri cittadini), che sta portando solo odio, violenza, povertà, tragedie e lutti nella grande maggioranza delle famiglie di una categoria sociale a rischio estinzione…a vantaggio di pochissimi potentati, di famiglie “elette” e di tutti quei capi di governo (cosiddetti “democratici”) allineati a un disegno criminoso della BCE, e dei gruppi GoldmanSachs, Bilderberg e della Trilateral Commission, che fa intravedere solo un lungo e buio tunnel con scenari apocalittici, prevedibili e imprevedibili…

Europe in Love:Il bacio (Kiss of Death), 2012 (dalla serie “noir - still life”)
fotografia digitale elaborata al computer - Quantità e dimensioni variabili

“art. 580 del Codice Penale italiano”

Senza mezzi termini, a seguito dei numerosi suicidi dal mese di gennaio 2012 a oggi, cito l’art. 580 del codice penale, in base, al quale molti cittadini stanno denunciando il capo dello stato, il presidente del consiglio e i deputati dei partiti di maggioranza relativa:
Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima. Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1) e 2) dell'articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità di intendere e di volere, si applicano le disposizioni relative all'omicidio”


art. 580 del Codice Penale della Legge  italiana”, 2012 (dalla serie “noir - still life”)

fotografia digitale elaborata al computer


“a doppio taglio…”

Si tratta di una scelta di armi classiche (la corda per impiccarsi; una pistola, un fucile da caccia, un coltello da cucina e un altro da caccia, una spada, ecc.), utilizzate in gran parte (nel nostro caso specifico), anche nella consuetudine dei suicidi, annoverando persino i barbiturici come arma letale per togliersi e/o togliere fisicamente la vita a qualcuno: “a doppio taglio” appunto. Un doppio taglio inteso come doppio uso.
Si tratta di una bella “collezione”, non c’è che dire, presentata volutamente nella sua ambiguità di messaggio e con l’uso consequenziale che se ne può fare, contro se stessi, ma anche contro gli altri…Un modo per riflettere, per stimolare, per arginare e per tentare di riportare alla ragione coloro che per un motivo o per un altro, stanno decidendo di suicidarsi e di farla finita.

a doppio taglio…”, 2012 (dalla serie “noir - still life”)

fotografia digitale elaborata al computer

“il presente…il futuro…”


Nella realtà dei fatti…

il presente…il futuro…”, 2012 (dalla serie “noir - still life”)

fotografia digitale elaborata al computer


“bisogna investire…Italy 2012”

"Bisogna investire", ha detto il presidente del consiglio prima dell'estate del 2012. Certo, ma in pompe funebri, l’unica industria che sta avendo incentivi extra, con l'escalation dei suicidi per motivi economici, nella desolazione di una crisi creata dagli stessi estorsori (la lobby bancaria), in inglese “RACKETEERS”…

bisogna investire…Italy 2012”, 2012 (dalla serie “noir - still life”)

 fotografia digitale elaborata al computer



“crescita e sviluppo…Italy 2012”

Crescita e sviluppo, altre parole che si sentono spesso pronunciare da chi si trova abusivamente a governare l’Italia, con il beneplacido del presidente della repubblica e senza esitare, con la scusa dell’emergenza, con una politica anti-sociale, dettata dalla Troika, di andare contro la costituzione italiana e contro il codice penale della nostra nazione…
Nella conseguenza di questa follia criminale, per i cittadini italiani, ce n’è per tutti i gusti, per conservare le proprie ceneri…

crescita e sviluppo…Italy 2012”, 2012 (dalla serie “noir - still life”)

fotografia digitale elaborata al computer












Link di una mostra on line, a invito aperto, a sfondo scoiale, sulla realtà tragica attuale:
http://www.calameo.com/read/001061644c01b332112a9


Erotismo (in progress)

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Il Bacio: da Francesco Hayez 1859) ad Angelo Riviello (2012/2013)
Ipotesi per una storia del bacio nell'arte


"Il Bacio", 2012/2013, fotografia digitale e collage su tela, 137x98 cm. -Collezione privata (ISA)- Salerno (per la nascita di un Museo di Arte Erotica nella città di Salerno). Opera presentata al 21° Congresso Mondiale di Sessuologia "Art. Sexualty and Inner World: Male Artists" - PORTO ALEGRE (Brasile) - (XXI Wolrd Congress of Sexology)

Francesco Hayez , "Il Bacio", 1859 -  Pinacoteca di Brera, Miláno 

La scena, collocata in un contesto medievale, raffigura due giovani innamorati che si stanno baciando con grande passionalità. Per la travolgente carica emotiva, la raffinata scenografia, ed il forte valore civile (la tela è infatti pregna di pulsioni risorgimentali, a simboleggiare l'amor patrio e la lotta allo straniero), l'opera è considerata il manifesto dell'arte romantica italiana; per questo motivo riscosse un grande successo popolare, tanto che venne riprodotta da Hayez in altre tre copie, con piccole modifiche fra l'una e l'altra.

Da "Napoli Art Magazine" - intervista di Domenico Mimmo Di Caterino

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Da "Napoli Art Magazine", 18 settembre 2014
Il primo blog di Arte e Cultura a Napoli - intervista di Domenico Mimmo Di Caterino

"Ecco a voi l'artista che ha riesumato la "Chiena" di Campagna trasformandola in opera d'arte. Domenico Mimmo Di Caterino intervista per voi Angelo Riviello. Onorato di ospitarli sul nostro Magazine".

http://www.napoliartmagazine.it/?p=403

Il Vesuvio visto da un’isola: Mimmo Di Caterino intervista Angelo Riviello.

Angelo Riviello: spazzato via dal mercato della Transavanguardia.Angelo Riviello è un artista campano (Italia). Vive in provincia di Salerno e in giro per l’Europa (quando può). Usa ogni mezzo tecnico
espressivo…

Partiamo da un dato di fatto, l’impegno politico del tuo lavoro, di artista come di curatore; da sempre approfondisci problematiche complesse legate al sistema dell’arte Italia è hai compiuto anche il miracolo Campagna, ovvero quello di fare ragionare sulle problematiche dell’arte contemporanea, una tranquilla comunità periferica, il luogo comune vuole che di arte contemporanea si possa ragionare solo in luoghi, spazi e metropoli preposte, tu con la tua esperienza hai dimostrato il contrario, come è stato possibile? Come ha reagito Campagna all’arte contemporanea (anche di spessore internazionale) che hai proposto?
Dopo il mio soggiorno a Roma, e soprattutto a Milano, e dopo aver constatato, che l’arte (quella determinata dal sistema) prendeva un’altra piega dalla mia ricerca,  per me restare in quei siti, era inutile, a meno che non mi rimettessi a dipingere per vivere di pittura, rientrai a casa, in una tranquilla comunità periferica, come tu dici (a 30 Km da Salerno e 100 da Napoli), teatro della mia identità culturale, storica e antropologica, dalla quale non mi ero mai staccato.Con quella cultura, ci lavoravo con la mia ricerca, nel mio andirivieni da “pendolare” dal sud al nord, e grazie a quel nord, in una realtà urbana da grande metropoli (quasi newyorkese), pensavo al sud in modo distaccato per cogliere ciò che mi interessava mettere in risalto, vivevo, vendendo libri a rate della Casa Editrice Einaudi (spostandomi in biciletta per le vie di Milano).La tradizione, per me, è stata (ed è), la base per guardare avanti, nel tentativo di realizzare un mio concetto di “ricerca”.Una volta a casa, e cioè in Campania, e precisamente a Campagna, in provincia di Salerno, mi trovai dopo due anni nel bel mezzo di un terremoto del 23-11-1980, che causò nella sua tragica conseguenza oltre tremila morti, in tutta l’area del cratere, sconvolgendo un intero mondo antropologico, religioso e culturale. Non poca fu la rabbia, lo spaesamento e la paura di un futuro possibile. Rimboccandomi le maniche, ben presto mi trovai impegnato su tre fronti: 
Quello della SALVAGUARDIA del patrimonio esistente della mia città, attraverso i suoi segni portanti, e in tale specifico, il canale dell’acqua del fiume Tenza (dove ha origine la deviazione delle acque che generano la “Chiena”) era uno di questi, fondamentale, per ridare speranza ad una comunità dell’entroterra colpita dal sisma (lontana dai soliti itinerari di interesse), come tante altre realtà del cratere, nel progettare un futuro possibile, per il richiamo di un turismo sostenibile.
QUELLO DEL RECUPERO, come conseguenza nei fatti, nell’estate del 1982.
LA NUOVA DESTINAZIONE D’USO, attraverso l’arte e la cultura del presente (dal 1985 al 1994, con una ripresa nel 1997, e poi dal 2005 al 2011-2012, con la recente partecipazione anche di artisti stranieri di diverse nazionalità (tra cui alcuni che vivono a New York), per far rientrare l’arte (“messa intanto da parte”, guarda caso, non dalla gente del posto ma dalle solite istituzioni), proposta dall’Associazione “Utopia Contemporary Art”, ma senza esito, data la scarsità di fondi e l’insensibilità politico- amministrativa, a parte la crisi.

Tu parli di miracolo?
Possibile, certo, con la sola forza delle idee, ma agli inizi, nel recuperare la “Chiena” nel 1982, e trasformata in “opera d’arte” nel 1985 (nella metamorfosi, da evento tradizionale, locale, a evento universale), grazie ad una situazione interna di supporto basilare con persone del posto, ma soprattutto, per la creatività riscontrata e alla qualità delle operazioni di interventi nell’acqua (unitamente ad un uso ecologico e ludico dell’evento), nella collaborazione di numerosi artisti (dissidenti nei confronti della Transavanguardia), coinvolti con un invito aperto (dato che il sistema guardava da un’altra parte), provenienti da ogni parte d’Italia (alcuni dei quali stranieri, i primi di una serie), dando loro vitto e alloggio (in parte nell’ex convento dei Frati Domenicani, di Giordano Bruno, per farne una Casa/Museo/Laboratorio, e in parte nei prefabbricati del dopo sisma, attrezzati e dotati di doccia), senza i quali era impossibile che tutto ciò avvenisse. 
Oggi a distanza di 32 anni, la “Chiena”, con il suo canale, che una volta portava acqua ai mulini, ai pastifici, alle cartiere, alla centrale idrico-elettrica, e serviva a pulire le strade del centro storico attraversate, una volta anche da pecore, asini e muli (oltre che a rinfrescare d’estate il corso principale della città), viene riconosciuta dal MiBACT, come un evento di straordinaria bellezza.

Non ti nascondo, che prima di tale riconoscimento, e su sollecitazioni di amici artisti (tra i quali alcuni napoletani), come Associazione “Utopia” abbiamo pensato ad una possibile “storicizzazione” di tale situazione, per consentire una dignitosa esposizione permanente in loco, delle opere prodotte in quelgi anni 80 e 90 (fino alle ultime di mail art e di video arte), mediante una mostra documentaria in un luogo deputato istituzionale, di una grande città come Napoli, ovviamente con l’avallo e il supporto logistico, soprattutto, dell’Ente locale (con la speranza che si possano accodare anche Provincia e Regione e lo stesso MiBACT, altrimenti faremo senza).


Prima di tornare in Campania sei stato molto in giro, da artista, quando racconti del tuo lavoro ti consideri uno “spazzato via dalla Transavanguardia”, cosa vuoi dire di preciso?Tu sei un artista che attraversa generi e linguaggi dell’arte, forte della sua capacità di concettualizzazione poetica che piega il media che affronta, alludi alla costruzione teorica della “Transavanguardia” che per motivi di mercato limitava in quegli anni la ricerca artistica degna d’attenzione alle sole arti classiche?
 Ho usato un termine per esprimere con maggiore chiarezza, il contesto in cui mi sono trovato ad operare in quella fine degli anni 70 (1975/1978), e a proporre un mio lavoro che principalmente verteva sulla memoria & identità, senza fronzoli inutili o nostalgici, ma per raccontare delle storie in modo atipico e inusuale, sottolineando certi aspetti “trasgressivi”; mettere a nudo tabù e ipocrisie di una società piccolo borghese, cattolica e reazionaria,  valorizzando la cultura contadina, attraverso alcuni mezzi (dopo le prime esperienze pittoriche), con la fotografia e i film “fatti in casa” (in 8 mm. e super 8, oggi riversati in video digitale mini-dv, dopo un primo riversamento in VHS verso la fine degli anni 90)…

Perché “spazzato” via dalla Transavanguardia? Perché tale movimento, che alla grande celebrava un ritorno all’ordine, nel recupero di una manualità, per un decorativismo pittorico tout court, voluto fortemente dal mercato, chiuse inevitabilmente le porte a certe esperienze (non solo mie, ma di tanti altri, dei quali alcuni si convertirono). Esperienze (tra quelle conosciute e non), che riapparvero dopo oltre un decennio, dagli inizi anni 90 in poi…


I linguaggi dell’arte stanno mutando, questo secolo sembra avere sostituito agli intermediari del secolo passato, applicazioni e monitor di pc, parallelamente gli artisti sembrano ancorati al secolo passato e appaiono incapaci di usare questo grande vuoto (dettato anche dalla crisi economica) per elaborare nuove problematiche e nuove risposte linguistiche alla mutazione in corso, siamo davanti alla possibilità di ritrovarci una generazione asettica e acritica di artisti eterodiretti che si muovono soltanto da professionisti che seguono e inseguito un mercato costruito a tavolino o intravedi vie di fuga a tutto questo?
L’unica via di fuga, almeno per quelli come me, è “come sopravvivere”, senza “tradire” l’arte e la propria indole. Non il sistema mercantile, del quale non mi sono mai preoccupato, soprattutto in quegli anni 80, “strafottendomene” (scusa il termine un pò “aggressivo”, ma è la verità), altrimenti avrei agito da “furbastro” in tempi non sospetti, e avrei avuto anche la facoltà di farlo in quel di Milano, dove non mi mancava la possibilità di poterlo fare, con un invito esplicito da parte di chi mi stimava e conosceva il mio lavoro. Dovevo solo decidermi, ma non l’ho fatto (senza entrare nei particolari). L’importante è essere se stessi, anche se a volte si pagano certe scelte, arrivando, anche se con un dubbio, ai soliti “rimpianti”.  Il “grande vuoto” che hai messo in risalto (grazie anche alla crisi economica), fa riflettere, e secondo me, ci troviamo già a conoscere una generazione asettica e acritica di artisti che inseguono esclusivamente un mercato, parallelamente alle mutazioni del linguaggio artistico legato all’era digitale. Non so se esserne “invidioso”, o meno, o addirittura “indignarmi”. Di sicuro, di questo passo, l’arte ne risentirà e (in un futuro prossimo, credo) avrà poco da raccontare. In assenza di contenuti, assisteremo ai soliti “deja vu” (e “deja fait”), dei corsi e ri-corsi, e alle solite azioni eclatanti per “meravigliare” chi ormai “non si meraviglia più”…

Mail Art

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Mail Art

Dalla mostra "ANTICIPAZIONI"
(piccole/grandi opere)
25-10/4-11- 2014
Coordinamento Artistico di Elena P.Dell'Andrea
Sale Espositive Centro Culturale Galuppi
Via S. Mauro, 107
Burano - Venezia
Esposizione internazionale di Mail Art del Manifesto Brut
Con:
Maya Pacifico, Eric Legrain, Rino Telaro, Michael Beauvent, Winny Tewes, Rocco Sciaudone, Elena P. Dell’Andrea, Roberto Scala, Irina Danilova, Roberta Filippi, Thomas Scalco, Peppe Esposito, Pino Lauria, Angelo Riviello, Anna Colmayer, Alfonso Caccavale.

"Antizipation - La Fame e il Sonno", 2011, 13x18 cm.


Madonnina Pop - Sguardi Sonori 2015

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Madonnina Pop - Sguardi Sonori 2015 - Festival di Arte e Musica Contemporanea, organizzato dall'Associazione FaticArt


Venerdì 6 marzo, 2015 - dalle ore 19
Galleria STUDIO RA - Via Bartolomeo Platina, 1F
00197  Roma
http://www.studiora.eu/2015/03/06/nuovo-look-per-la-madonnina-del-duomo-di-milano/

Dal blog mentelocale.it - Milano

Nella capitale si inaugura una mostra dedicata alla statua dorata della Madonnina del Duomo di Milano. Hanno aderito oltre 60 artisti che le hanno dato un nuovo look. Intanto, in città è polemica su dove mettere la copia a grandezza naturale.

Mentre Palazzo Marino stoppa la polemica sulla copia della Madonnina da sistemare in centro per l'Expo - la statua non verrà esposta in piazzetta Reale, ma dentro alla Cattedrale - la Galleria Studio.Ra di Roma chiude la call for ideas rivolta ad artisti, fotografi e illustratori per ideare un «nuovo look per la Madonnina del Duomo di Milano».

Al progetto, ideato dalla creativa milanese Raffaella Losapio, hanno partecipato decine di artisti, in maggioranza italiani, ma non è mancato un contingente straniero composto da coreani, cinesi, americani. In totale sono giunte oltre 60 proposte, tutte visibili a questo sito.
Il materiale inviato fa ora parte della collettiva Madonnina social pop che viene presentata giovedì 6 marzo dalle ore 18 nella sede della galleria romana (via Bartolomeo Platina, 1F). Per l'occasione, le diverse immagini di uguali dimensioni formeranno un'installazione-mosaico.

Come precisano gli organizzatori, l'iniziativa non intende utilizzare commercialmente il simbolo di Milano, ma di certo ai puristi farà un certo effetto vedere la statuetta dorata rivestita di colori abbaglianti, oppure moltiplicata da un programma di grafica o, ancora, ritagliata, segmentata, in una parola, trasformata.
Dopo l'esposizione nella capitale, da maggio 2015 i contributi creativi saranno a disposizione dei decisori politici e religiosi per eventuali attività espositive ma, come ci ha confermato la stessa organizzatrice, non è ancora previsto un passaggio milanese per la mostra.
LDe
Milano, 23 febbraio, 2015

Artisti:
Salvatore Anelli, Alessandro Antonucci, Roberta Banino, Tiziana Baracchi,Pier Roberto Bassi, Tiziana Befani, Luisa Bergamini, Jose Luis Bernardes, Guy Bleus, Giovanni Bonanno, Patrizia Jacomella Bonola, Cecilia Bossi, Rossana Bucci, Alfonso Caccavale, Vincenzo Ceccato, Giorgio Celon, Francesca Cho, Laura Cristin, Valentina Colella, Carmela Corsitto, Rosanna De Felice, Eleonora Del Brocco, Peppe Esposito, Marcello Diotallevi, Isabella Di Sagio, Monika Mori, Yue Fan, Cinzia Farina, Eligia Gentilucci, Maria Vittoria Bavarelli, Michela Giovinetti, Rosy Imbrogno, Gabriele Innamorati, Bijou d'Isabelle, Benedetta Iandolo, La Fabbrica delle Scimmie, Raffaella Losapio, Xing Liu, Calogero Marrali, Virginia Milici, Assunta Mollo, Antonella Paponi, Michel Patrin, Mauro Rea, Claudia Rivelli, Angelo Riviello, Vincenzo Russo, Rocco Salvia, Ilaria Santarelli, Roberto Scala, Giuseppe Scelfo, Giovanna Semerano, Fulgor Silvi, Gruppo Sinestetico, Silvia Stucky, Lucia Spagnuolo, Giancarlo Villani, Lili White, Qinggang Xiang...

Video di Carlo Fatigoni (www.faticart.org)


Una delle 60 Madonnine a cui è stato rifatto il look:
"Oh...Mia Bela", 
 (un "divertissement", come dicono i francesi),di Angelo Riviello



Per maggiori dettagli consultare i siti: 
http://www.studiora.eu/2015/03/06/nuovo-look-per-la-madonnina-del-duomo-di-milano/
http://www.faticart.org/

Per ascoltare intervista Madonnina pop su Radio Popolare: 1 marzo 2015
http://podcast.radiopopolare.it/girasoli_01_03_2015.mp3

"Pane quotidiano" - Arte da Mangiare 2015

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"Pane quotidiano"
Installazione collettiva a cura di Antonella Prota Giurleo
Arte da mangiare  5 - 8 marzo,  2015 - Umanitaria , Milano

Un racconto, ispirato al cibo, di Meli Turmanidze, un’amica georgiana di Antonella Proto Giurleo, racconta, di una giornata in cui, raggiunta dal profumo della panetteria, ha acquistato pane e focaccia ( al diavolo la dieta!) ed è riuscita ad arrivare a casa senza soldi e senza cibo avendo regalato l'uno e l’altro a due persone che ne avevano bisogno.
Il racconto di Meli Turmanidze, scritto in Georgiano,viene utilizzato, in formato A4, come base per interventi di artiste e artisti a comporre un'installazione grafica e, successivamente, raccolte in un libro d'artista collettivo, in un'unica copia, per future mostre di "libri d'artista".

Artisti: 
Mame Demba Beye, Anna Boschi, Mara Caruso, Marco Esteban Cavallaro, Giuseppe Cafagna, Carolina Di Letto, Albino De Francesco, Emily Joe, Maurizio Follin, Eliana Frontini, Ornella Garbin, Ruggero Maggi, Marilde Magni, Nadia Magnabosco , Gianmario Masala , Pierangela Orecchia, Lorena Pedemonte Tarodo, Antonella Prota Giurleo, Angelo Riviello,  Mor Talla Seck, Antonio Sassu – Gruppo Sinestestico , Monica Scardecchia, Antonio Sormani, Giorgia Sormani , topylabrys, Rosanna Veronesi,  Vorticerosa











"FATE LA...CARITAS, uno degli interventi realizzati,
per Arte da Mangiare, 2015, di Angelo Riviello  

Il Racconto in lingua Georgiana, di Meli Turmanidze
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მთელ თავის ბედნიერებას, თან ახლადა ემიგრაციაში გატარებული პირველი წლების სიმწარე. წლები, რომელთა დავიწყების დიდი სურვილი ქონდა!

ვერ იხსენებდა, მაგრამ დარწმუნებული იყო, რომ სიზმარი უნდა ყოფილიყო ძალიან ლამაზი, რადგან ძალიან გაბრაზდა, როცა მაღვიძარას შეუწყვეტელმა ზარმა გამოაღვიძა. ზარმაცად გამოძვრა ლოგინიდან, ფანჯარა შეაღო და ირგვლივ მიმოიხედა. გარეთ ზამთრის სიცივე იგრძნობოდა,... მაგრამ დღე მზიანი უნდა ყოფილიყო და გაიფიქრა – დღეს შანელის სუნამოს დღეა, იმის, ზაფხულში რომ მიყვარს პკურება.... საათს შეხედა, რვის თხუთმეტი წუთი იყო, გაიფიქრა , ჯერ ადრეა ბავშვებს კიდევ შეუძლიათ ცოტა ხნით ძილიო და გადაწყვიტა ფეისბუქის მეგობრებზე გადაევლო თვალი და დილა მშვიდობისა ესურვებინა...
ბაღის გამოსასვლელთან, სადაც თავისი პატარა შვილი დატოვა, შეიპყრო სურვილმა , რომ გაევლო საპურეში და ეყიდა ''ფოკაჩა'', რადგან გრძნობდა ძლიერ შიმშილს, მაგრამ შეეცადა საკუთარ თავზე ომი გამოეცხადებინა: - გეყოფა ერთი ფინჯანი უშაქრო ყავა, ან დიეტურ შაქართან ერთად, ვერ ხედავ, რომ ყოველ დღე წონაში იმატებ?... თითქოს დაარწმუნა საკუთარი თავი და გადაწყვეტილება შეიცვალა, მაგრამ როგორც კი საპურის წინ აღმოჩნდა ცთუნებას ვერ გაუძლო და ფიქრის გარეშე შევიდა შიგნით. ხალხი ცოტა იყო, მაგრა ნომერი მაინც აიღო. ცხელცხელი ''ფოკაჩა'', თავისი მაცდური ღიმილით იტყუებდა თავისკენ, უკვე წარმოედგინა თუ რა გემრიელი იქნებოდა და პირში ნდომის ნერწყვი მოადგა. ფიქრებში გართულს უცებ მოესმა
დილა მშვიდობისა ქალბატონო, რას ისურვებთ?
დილა მშვიდობისა! ერთი ნაჭერი ''ფოკაჩა''...
სხვა?
''ფრანჩეზინა'', მაგრამ თუ გაქვთ ახალი. არ მომცე გუშინდელი. იცით? -პურის ბევრი სახეობა გავსინჯე, მაგრამ ''ფრანჩეზინაზე''უკეთესი ვერ ვიპოვე...
აიღო, გამყიდველისგან მობრუნებული ხურდა და გასასვლელისაკენ გაემართა.
-დამეხმარეთ ქალბატონო. მის წინ იდგა ახალგაზრდა ბიჭი ენერგიით სავსე და დახმარებას სთხოვდა.
-აქ დგომას და მათხოვრობას, გიჯობს წახვიდე და რამე სამუშაო შეასრულო, ნებისმიერი! მთავარია არ მოიპარო და ნარკოტიკს არ მიეკარო! უსაყვედურა მკაცრ ტონზე და გააგრძელა გზა გასასვლელისაკენ.
ბოდის გიხდით, წამოეწია ილაჯგაწყვეტილი ხმა და ინსტიქტურად მოტრიალდა, მოტრიალდა და გადააწყდა მისკენ მიმართულ ულამაზეს თვალებს, რომლებიც სავსე იყო წყენით, ტკივილით, ზიზღით... თვალები, რომლებიც ეუბნებოდნენ:
-თქვენ რა გესმით ამ ცხოვრების? თქვენ ვისაც დილით გაღვიძებთ მაღვიძარა და არა მშიერი კუჭი! თქვენ, რომელიც , ყოველ დილით სუნამოს ირჩევთ განწყობის შესაბამისად! თქვენ, რომელიც პურის ყიდვისას ჭირვეულობთ და წუწუნებთ! რა იცით თქვენ?!
ნელი ნაბიჯით მიუახლოვდა ახალგაზრდა ყმაწვილს, ათრთოლებული ხელით ამოიღო საფულედან მთლიანი ხურდა რაც კი გამყიდველისგან მიიღო და რიდით გაუწოდა გამწარებულ ახლგაზრდას, მაგრამ ''მათხოვარს''მისგან უკვე აღარაფერი უნდოდა. 
-მაპატიე, ძალიან გთხოვ მაპატიე და აიღე ეს ფული, ეხლა მეტი არ მაქვს... ნაღვლიანი სახისა და შეწუხებული ხმის გაგონებაზე ყმაწვილს გული მოულბა და ფული აიღო. მან კი შეტრიალდა და უკვე აჩქარებული ნაბიჯით გაემართა გასასვლელისაკენ, კარებთან მისულ, ზურგსუკნიდან ისევ წამოეწია ხმა:
-მადლობა ქალბატონო, დიდი მადლობა!
უკან აღარ მოუხედავს, გააგრძელა გზა, ფეხარეული მიდიოდა , თითქოს მთვრალი იყო. ეკლესიის კუთხეში , ცივ იატაკზე ბოშა ქალი იჯდა ორ ბავშვთან ერთად. მიუახლოვდა და ფოკაჩა და ფრანჩეზინები მიაწოდა.
-ფული მირჩევნია, ასე თვითონ ვიყიდი იმას რაც მე მსურს. შემოესმა ბოშის ნათქვამი.
-ფული აღარ მაქვს, ეს აიღე, შიგნით თბილი ფოკაჩა და ფრანჩეზინებია, თითქოსდა თავისთვის ჩაიბუტბუტა, პასუხს აღარ დალოდებია, შეკვრა ბავშვებს მიაჩეჩა ხელში და სახლისაკენ გაუყვა გზას.
მიმავალმა შეამჩნია, რომ მთვრალივით ერეოდა ნაბიჯები და და საკუთარ თავს დაჯინებით უმეორებდა:
-მაპატიეთ, ცოტა მეც გამეგება!

მელი თურმანიძე

ANGELO RIVIELLO - "Angelo Riviello Moscato & Giulio Cesare Capaccio" con Marano & Riviello nella "Città Invisibile Sparita"

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Nell'ambito della Chiena 30°

Il Presidente di Utopia / The President of Utopia Santino Campagna

Il Direttore dell'Historic B. Hotel Maccarunera / The Director of Maccarunera Historic B. Hotel Cosimo Tartaglia e l'Amministratore unico Carmela Tartaglia

hanno il piacere di invitarla all'inaugurazione  della mostra

invite you the opening of the exibition



ANGELO RIVIELLO


"Angelo Riviello Moscato Giulio Cesare Capaccio"

con Marano & Riviello nella "Città Invisibile Sparita"

(ante-logica-pre mortem in progress)



Historic B. Hotel Maccarunera

Vico delle Gualchiere - Canale della "Chiena"

27 Luglio / 27 Agosto 2015


Testimonianze critiche degli amici ospiti:
 Rino Mele dell'Università di Salerno e Antonio D'Avossa dell'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano)

(lettere aperte all'autore, di Gelsomino D'Ambrosioe di Antonio D'Avossa, dell'anno 2002)



OPENING  lunedì 27 luglio ore 20 

Un ringraziamento particolare a Pasquale Caponigro, come fonte documentaria sugli emblemi di Giulio Cesare Capaccio, e a Santino Campagna per la fornitura del grano di Serre


Utopia Contemporary Art Associazione Culturale

Via Arc. Carmine Cesarano 17 Campagna

utopiacontemporaryart.blogspot.it



Historic B.Hotel Maccarunera - ex Pastificio/Mulino sul fiume Tenza

Vico delle Gualchiere - P.zza M. Guerriero - Canale della Chiena

Pro loco Città di Campagna

C.so Umberto I°



Comune di Campagna
L.go della Memoria

Part. della locandina-Invito
Venerdi Santo in Campania, olio su tela di sacco - 1966
Omaggio - Arte e scienza, olio su tela - 1968
Angelo Riviello Moscato & Giulio Cesare Capaccio - Work in progress - 
Nuvole, acrilico e tecnica mista su tela -1987//2001
Angelo Riviello Moscato & Filippo Giordano Bruno- All'ombra delle idee-part. 
Intaglio su legno di ciliegio, ulivo e castagno - 1987-88
La Città Invisibile Sparita - Work in progress Città Vissute - Opere Minime, dal 1978 
(I° serie)/1978 -  II° serie 1991) - Zappino,  acrilico su tela, 1993
Lotteria Italia-Le Stelle del desiderio, Olio su tela, 1996

Angelo Riviello Moscato & Giulio Cesare Capaccio -Work in progress - 
Ceramica a cera sarda - diam. 30 cm (proprietà privata)-1987//2003
Angelo Riviello Moscato & Giulio Cesare Capaccio -Work in progress - 
Ceramica a cera sarda - diam. 30 cm (proprietà privata)-1987//2003
Angelo Riviello Moscato & Giulio Cesare Capaccio -Work in progress - 
Ceramica a cera sarda - diam. 30 cm (proprietà dell'artista) -1987//2003
Angelo Riviello Moscato & Giulio Cesare Capaccio -Work in progress - 
Ceramica a cera sarda - diam. 30 cm (proprietà dell'artista)-1987//2003
Angelo Riviello


  Angelo Riviello (nato a Campagna - SA). Dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte di Salerno, ha studiato Scenografia  con Toti Scialoja all'Accademia di Belle Arti di Roma e Storia dell'Arte con Nello Ponente, unitamente a materie come la Scenotecnica e Storia del Teatro), acquisendo il diploma di AA.BB.AA. con una tesi su Alexander Calder e le Avanguardie del 900. Per motivi di studio e di lavoro, si reca a Zurigo, Copenaghen, ed a Milano, con brevi soggiorni a Positano, Torino, Venezia, Firenze, Bologna, Bari, Berlino, Barcellona, Praga, Marsiglia, Matera, Parigi. Vive e lavora tra Napoli, Salerno e la Città di Campagna.


Ha svolto e svolge un'attività multidisciplinare (pittura, fotografia, cinema in 8 mm. e super 8, assemblages, installazioni scultoree e oggettuali, ambientazioni, video, performance-teatro, graphic-design, scrittura). Sul piano dei contenuti, la sua fonte di ispirazione è il recupero di una memoria, su una propria identità storica, antropologica e culturale, iniziando con introspezione, su aspetti intimisti, dove la propria autobiografia e certi aspetti familiari di una cultura prevalentemente cattolico-contadina, rappresentano il cardine e il pretesto per raccontare con ogni mezzo tecnico espressivo un suo percorso. Artista nomade, tra un nord e un sud del paese, libero nel trovare i tasselli per un suo "mosaico", nella sua opera in progress, con escursioni in altre città europee, nei suoi viaggi di "andata e ritorno", in città conosciute e vissute. Ha iniziato dipingendo con un segno intenso dai colori forti e passionali, aspetti del proprio territorio, per ritrovarsi poi nell'uso del mezzo fotografico e filmico (con una lettura anche documentaria), per continuare a spaziare, tra le ambientazioni, installazioni scultoree e la pittura, piegate ai propri intenti progettuali.


"Identità e Memoria", la ritroviamo nella storia del luogo, con i suoi personaggi universali, quali Giordano Bruno, Giulio Romano, Giulio Cesare Capaccio, ma anche nelle organizzazioni di eventi legati prevalentemente al tema dell’acqua, nella sua idea progettuale di recupero, di salvaguardia, di spettacolarizzazione e di trasformazione della Chiena, strappandola alla “ruspa selvaggia” della ricostruzione post sismica (il suo capolavoro nel sociale: Piena d’Acqua del fiume Tenza di Campagna, supportato in questo da Italia Nostra di Salerno, da Segno Associati, dal Comitato “Amici del Museo” e dalla concessione che fece l’Amministrazione locale, tra mille perplessità), da un uso locale, come nettezza urbana dalle antiche origini, a evento universale, con spettacolo multimediale, coinvolgendo numerosi altri artisti di varie generazioni e nazionalità, divenendo di fatto “un’opera d'arte a più mani” con il pubblico coinvolto gioiosamente a partecipare, in un “work in progress”, iniziando  dal 1982, con una componente musicale (la "Gazza Ladra" di Gioacchino Rossini), a cura di Gelsomino Fezza e Vito D'Ambrosio. Nel 1983 con un esperimento non riuscito di Teatro Mimo degli "Amici del Tetaro" (attuale Teatro dei Dioscuri) dovuto all’inesperienza e (forse) alla non conoscenza di un certo Teatro d’avanguardia (da Luca Ronconi, Memè Perlini, Magazzini Criminali, Krypton, Falso Movimento di Mario Martone, al Teatro Laboratorio di Grotowsk e Living Theater).. Nel 1984, con una mostra di pittori e fotografi locali, e finalmente nel 1985, il decollo definitivo (facendo conoscere la Chiena a livello nazionale), con l'arte e la cultura del presente a 360° (Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea), a cura di Angelo Riviello e Enzo Di Grazia (con testi in catalogo, oltre che dei curatori, anche del concuratore Rino Mele, con un racconto di apertura di Alan Frenkiel, e con un racconto di chiusura di Vito Maggio), con la partecipazione di alcuni gruppi teatrali, come il "Candeliere" di Salerno di Paolo Lista, e il "Teatro Cooperativa Lavoro" di Venezia, gruppi musicali, e numerosi artisti invitati, arrivati da ogni parte d'Italia (anche del luogo), che spettacolarizzandola, nel coinvolgimento del pubblico, la trasformarono in Opera d'Arte, attraverso performances, happenings, laboratori site specific, proiezioni video, abbinando il tutto alle passeggiate e alle secchiate.

Le sue prime personali, sulla "Memoria", dal titolo "Affetti" e "Due o Tre Angoli di Casa", risalgono al 1978 (prima del terremoto) e la seconda (con testo di Rino Mele), al 1981 (dopo il terremoto), organizzate dalla Galleria "Taide Spazio Per" di Salerno, di Pietro Lista e Cristina Di Geronimo. Ha esposto in altre mostre personali, in Italia e all'estero, e in numerose collettive e Rassegne, in campo nazionale e internazionale, come la "Nuova Creatività nel Mezzogiorno" (riservata ai giovani), al "Goethe Institute" di Napoli, organizzata da Lucio Amelio nel 1979, il Premio Terna 01 (prima edizione 2008, tra gli artisti finalisti), con mostre a Roma e a New York, e la recente "Fluxus", al "Kingsborough Community College of the City University" di New York, 2013, a cura di Irina Danilova.

Attualmente, condivide temi e progetti, del gruppo internazionale  "Manifesto Brut", e 59 Project.



Si sono interessati della sua opera: Luciano Inga–Pin, Michele Buonuomo, Lucio Amelio, Rino Mele, Maria Roccasalva, Ugo Di Pace, Antonio Castaldi, Angelo Trimarco, Filiberto Menna, Enrico Crispolti, Massimo Bignardi, Gelsomino D'Ambrosio, Antonio d'Avossa, Alan Frenkiel, Irina Danilova, e altri. 








INTERMEZZO

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 "Mammà", 2013 - dedicata al Museo Madre di Napoli, nella citazione di una canzone famosissima degli anni 50 e 60, dedicata alla "mamma", cantata dai più famosi cantanti melodici italiani del tempo, come Luciano Taioli, Claudio Villa,  Tullio Pane, e altri

Dalla Città Invisibile Sparita alla Perla della Costiera - Città Vissute

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"Bar Novecento-Largo della Memoria", 2016, acrilico su tela,70 x 100 cm. -
 proprietà dell'artista

"Bar Internazionale-Chiesa Nuova",  acrilico su tela,2016, 70 x 100 cm. -
 proprietà dell'artista

Anni 70 - Roma-Positano - Città Vissute - Paesaggi Mediterranei

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Campagna, - Il campanile dell'Annunziata, 1973 -
Acrilico su tela, 33 x 47 cm. Proprietà privata

Il Convento, 1973 -
Acrilico su tela, 36,5 x 55 cm. 
Proprietà privata

Capri - I Faraglioni, 1973
Acrilico su tela, 33 x 47 cm.

Capri, 1973
Acrilico su tela, 33 x 45 cm.

Porto di Mare, 1972
Acrilico su tela, 33 x 46,5

T.A.M. Cagliari nr.80 - Angelo Riviello, "Caravan Petrol"


Disegni anni 60prima e durante gli studi all'Istituto d'Arte di Salerno

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Disegni adolescenziali, anni 60 (tra il 1959 e il 1966) durante l'ultimo anno di scuola elementare, la scuola media e i primi anni di studio all'Istituto d'Arte di Salerno


























Biografia (sintesi)

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Angelo Riviello





Nato a Campagna (SA) l’8 gennaio 1947. Dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte di Salerno, ha studiato Scenografia  con Toti Scialoja all'Accademia di Belle Arti di Roma, e Storia dell'Arte con Nello Ponente.

Per motivi di studio e di lavoro, si reca a Zurigo, Copenaghen, ed a Milano, con brevi soggiorni a Positano, Torino, Venezia, Firenze, Bologna, Berlino, Barcellona, Praga, Marsiglia, Matera, Parigi. Vive e lavora tra Napoli, Salerno e la Città di Campagna.
Ha iniziato dipingendo con un segno espressionista intenso, dai colori forti e passionali, aspetti del proprio territorio. Ha svolto e svolge un'attività multidisciplinare, piegata ai propri intenti progettuali (pittura, fotografia, cinema in 8 mm. e super 8, assemblages, installazioni scultoree e oggettuali, ambientazioni, video, performance-teatro, graphic-design, scrittura). Sul piano dei contenuti, la sua fonte di ispirazione è il recupero di una memoria sul proprio vissuto. "Identità e Memoria" che ritroviamo iniziando dal luogo natio, con una sua auto-biografia, e con alcuni dei suoi personaggi universali. Il suo capolavoro, come evento ritrovato nella memoria, con interventi e progetti di “Arte Pubblica” nel tessuto urbanistico della città, in risposta ai movimenti in auge di quegli anni 80, con il “Progetto Chiena”: il recupero, la salvaguardia, la spettacolarizzazione e la trasformazione dell’evento del fiume Tenza (chiamato “Chiena”), in "Opera d'Arte", strappandola alla “ruspa selvaggia nella ricostruzione post sismica dal 1982 al 1994, nella condivisione di alcuni amici e compagni di strada del gruppo “Amici del Museo”, unitamente agli artisti invitati da ogni parte d'Italia.

Le sue prime personali, sulla "Memoria", dal titolo "Affetti" e "Due o Tre Angoli di Casa", risalgono al 1978, e la seconda (con testo di Rino Mele), al 1981 (dopo il terremoto), presso la Galleria "Taide" di quella Salerno mitica degli anni 70. Ha esposto in altre mostre personali, in Italia e all'estero, e in numerose collettive e Rassegne, in campo nazionale e internazionale, come la "Nuova Creatività nel Mezzogiorno" (riservata ai giovani), al "Goethe Institute" di Napoli, organizzata da Lucio Amelio nel 1979, il Premio Terna 01 (prima edizione 2008, tra gli artisti finalisti sez. Megawat), con mostre a Roma e a New York, e tra le recenti "Fluxus Time", al "Kingsborough Community College of the City University" di New York, 2013, a cura di Irina Danilova.

Due dei suoi filmati del 1977, con alcune foto documentarie risalenti all’anno 1978, confluiranno nel progetto di installazione permanente “CittàLimboInventories”, del Museo Madre di Napoli, unitamente all’altro progetto “CittàLimboArchives”- Arte a Napoli e In Campania, 1950-1980, a cura di Aldo Elefante (Brigata Es).

Si sono interessati della sua opera:

Luciano Inga–Pin, Michele Bonuomo, Rino Mele, Maria Roccasalva, Lucio Amelio, Ugo Di Pace, Angelo Trimarco, Filiberto Menna, Enrico Crispolti, Massimo Bignardi, Gelsomino D'Ambrosio, Antonio d'Avossa, Alan Frenkiel, Aldo Elefante, Irina Danilova, Barbara Improta, Giorgio Bonomi, e altri.


Angelo Riviello Moscato & Giulio Pippi Romano, fase 1 "I Modi & suoi derivati" - opere in cantiere (bozze preparatorie disegnate)

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 Angelo Riviello Moscato (Campagnese) & Giulio Pippi Romano con Marcantonio Raimondi Bolognese -

I Modi - Sonetti Lussuriosi

Dalla serie "Identità & Memoria"

 fase 1: "I Modi & suoi derivati" - opere in cantiere (work in progress dopo aver completato la sostituzione con le "Imprese" di Giulio Cesare Capaccio, dell'idea progettuale con il primo dei disegni dal 2000/2004, e prima del trasloco da Milano a Campagna) - 

 (16 bozze preparatorie dei 16 modi disegnati da Giulio Romano, opera eseguita nelle 16 incisioni di Marcantonio Raimondi reinterpretate nella pittura da Angelo Riviello) 


Introduzione storica (anche con interpretazioni e ipotesi), di Federico Giannini, giornalista d'arte

"I Modi di Giulio Romano: la vera storia di un'opera hardcore"

"I Modi " di Giulio Romano, prima opera hardcore moderna pensata per un pubblico e diffusa attraverso le incisioni di Marcantonio Raimondi, raccontata sul blog di "Finestre sull'Arte" da Federico Giannini

I Modi 

 

Oggi frequentiamo con nonchalance siti come Youporn, Playboy e via dicendo senza correre rischi, ma un tempo, come tutti sappiamo, non era così facile accedere a certi contenuti, e due artisti, per aver tentato di diffondere immagini erotiche, rischiarono molto grosso (e a distanza dei secoli ci abbiamo perso anche noi, perché non abbiamo più le opere originali): ne avevamo già parlato in una puntata del nostro podcast ma vi riproponiamo anche nel blog, in modo un po’ più approfondito, quella che è una delle vicende più curiose della storia dell’arte. Gli artisti in questione sono Giulio Romano e Marcantonio Raimondi, e l’opera di cui parliamo sono I Modi: affrontiamo l’argomento anche perché, dato il tenore della storia, potete ben immaginare che sul web sono diversi i siti che ne parlano, spesso a sproposito, quindi dato che a noi piace la divulgazione accorta vogliamo fornirvi un racconto che, per quanto breve, sia il più accurato possibile.

Iniziamo subito dal chiarire di cosa stiamo parlando: I Modisono (o meglio: furono, perché come dicevamo prima non siamo più in possesso degli originali) una serie di sedici disegni chiamata così perché i soggetti sono nient’altro che sedici coppie raffigurate in diverse posizioni "durante l’amore"1, per usare una perifrasi di Franco Ambrosio. Per essere più precisi, sedici coppie raffigurante in altrettanti rapporti sessuali espliciti, tutte in posizioni differenti. È Giorgio Vasariche ci spiega come dobbiamo intendere la parola "Modi": lo storico dell’arte aretino dice che nell’opera di Giulio Romano possiamo vedere "in quanti diversi modi, attitudini e positure giacciono i disonesti uomini con le donne" (facile intuire come Vasari fornisca una lettura negativa dell’opera). Interessante notare l’uso dell’aggettivo "disonesto": siamo in epoca di Controriforma e tale era l’aggettivo giusto, secondo la morale del tempo, per indicare tra le altre cose anche una pratica sessuale che non riscontrasse l’approvazione da parte della Chiesa.

Se rimaniamo nell’ambito dell’arte erotica, o di quella più spiccatamente pornograficadacché spesso i Modi vengono associati alla pornografia, ci troviamo ad aver a che fare con un’opera di primaria importanza perché secondo la studiosa statunitense Bette Talvacchia (Docente di Storia dell’Arte alla University of Connecticut), che ha dedicato molti studi a Giulio Romano e ai Modi, i disegni dell’artista allievo di Raffaello costituirebbero il primo caso in Italia di una serie raffigurante situazioni sessuali esplicite e messe in commercio tramite il mezzo della stampa, probabilmente proprio con l’intento di diffondere l’opera presso il pubblico per ricavarne profitto. Non sappiamo se ci sia stato un committente, anzi: è molto probabile che Giulio Romano abbia agito di propria iniziativa, e le ipotesi più aggiornate vogliono che i disegni siano stati realizzati (dopo aver ridisegnato nell’urbanistica la Città di Campagna, tra il 1518 e il 1520, per volere di Melchiorre Guerriero cittadino campagnese e alto prelato nella Curia Vescovile romana) e poco prima della partenza dell’artista per Mantova, dove fu chiamato da Federico II Gonzaga (appare perciò infondata l’ipotesi che circola su molti siti web, secondo la quale fu lo stesso marchese di Mantova il committente dei disegni). Quest’ultimo evento, la chiamata di Giulio Romano a Mantova, evitò all’artista un sacco di guai.

Parallelamente infatti, Marcantonio Raimondi traeva dai disegni di Giulio una serie di incisioni che furono pubblicate e distribuite e trovarono ben presto una rapida diffusione (ovviamente clandestina) in tutta Europa. Vasari, nella sua Vita di Marcantonio Bolognese e d’altri intagliatori di stampe ci fornisce diversi particolari della vicenda che riguardò l’incisore collega di Giulio Romano: le opere furono proibite e il povero Raimondi fu messo in prigione, e riuscì a tirarsene fuori solo grazie all’intervento di alcuni suoi amici influenti. Vasari cita il cardinale Ippolito de’ Medici, cugino di papa Clemente VII, e Baccio Bandinelli, artista protetto da Clemente VII fin dai tempi in cui Giulio de’ Medici non era ancora salito al soglio pontificio: probabilmente, oltre a farlo uscire dal carcere, gli salvarono anche la vita. Davvero tanto per un artista che aveva solo ("solo", chiaramente, agli occhi di chi legge oggi) inciso e distribuito immagini erotiche che magari, scherzando, potremmo pure considerare le antesignane di quelle odierne! Ma tale era la morale dell’epoca. Giulio Romano invece, fortunatamente, non subì l’eco delle vicende che si consumavano a Roma nello stesso tempo.

Abbiamo detto prima che i Modi erano il primo caso in Italia di pittura di scene di sesso esplicito e per di più pensata essere messa in commercio. Potremmo chiederci cosa spinse Giulio Romano a saggiare il terreno della pornografia, e per rispondere a questa domanda dobbiamo calarci in quel particolare contesto di interesse per l’antichità (in particolare per quella romana) che aveva caratterizzato il Rinascimento: un interesse che si concretizzava nello studio diretto di ciò che rimaneva dell’arte classica (e non dimentichiamo che Giulio Romano, il cui vero nome era Giulio Pippi, era di Roma, e pertanto aveva passato tutta la sua esistenza a contatto con l’arte classica). Sempre Bette Talvacchia ipotizza che Giulio Romano fosse in possesso di alcune spintriae. Con quest’ultimo termine intendiamo "tessere, del diametro di 20-23 mm,caratterizzate da varie raffigurazioni erotiche su un lato [...], accompagnate sull’altro lato [...] da un numerale romano, generalmente da I a XVI"11. Non sappiamo bene a cosa servissero le spintriae, ma secondo l’ipotesi più accettata dagli studiosi si trattava forse di gettoni che servivano per pagare le prestazioni nei postriboli. È ipotizzabile che Giulio Romano fosse venuto in possesso di tali tessere (e con questo si spiegherebbe anche la presenza di alcune spintriae nelle collezioni dei Gonzaga) e sarebbe stato spinto a rappresentare sedici disegni in virtù della numerazione delle monete (non lo sappiamo con certezza: è un’ipotesi) pensando che i numeri indicassero una sorta di elenco delle posizioni. Perciò deriverebbe forse da questo rinascimentale interesse per l’antichità l’idea che sta alla base dei Modi: un interesse per l’antichità che si concretizzava anche nella raffigurazione di scene di sesso.

Ben presto anche il grande letterato Pietro Aretino si interessò ai Modi dell’artista romano, tanto da pubblicare sedici sonetti (i famosissimi Sonetti lussuriosi, o meglio i Sonetti sopra i XVI modi) ognuno dei quali commentava uno dei disegni di Giulio Romano. A dare conto del prosieguo della vicenda è ancora una volta Giorgio Vasari: "a ciascun modo fece Messer Pietro Aretino un disonestissimo sonetto, in tanto che io non so qual fusse più, o brutto lo spettacolo dei disegni di Giulio all’occhio, o le parole dell’Aretino agl’orecchi". Siamo sempre nel 1524, Pietro Aretino si trovava a Roma e oltretutto perorò, insieme agli altri personaggi di cui si è detto prima, la causa di Marcantonio Raimondi (di cui era amico) e si inimicò il datario pontificio GianmatteoGiberti, con cui ebbe scontri accesi, tanto che il 28 luglio del 1525 il letterato di Arezzo fu anche accoltellato da un sicario, un bolognese che si chiamava Achille della Volta: fu questo l’episodio che fece lasciare per sempre Roma a Pietro Aretino, che andò poi a Mantova alla corte di Federico Gonzaga per poi trasferirsi nuovamente nel 1527, questa volta a Venezia.

Ma tornando ai Modi di Giulio Romano... in conclusione, cosa ci rimane di tutto questo a distanza di cinque secoli? Poche cose. I disegni originali sono andati del tutto perduti, mentre delle incisioni di Raimondi ne sopravvivono soltanto due, una conservata alla Bibliotheque Nationale di Parigi e l’altro all’Albertina di Vienna mentre alcuni frammenti si trovano al British Museum di Londra. Tuttavia possiamo immaginare come potessero essere gli originali perché sopravvive una raccolta di xilografie cinquecentesche, poste a illustrazione dei sonetti di Pietro Aretino, e possiamo farci comunque un’idea un po’ più approfondita attraverso una serie di incisioni del 1526 circa di Jacopo Caraglio (su disegno di Perin del Vaga, ma anche con contributi del Rosso Fiorentino, stando a quanto ci dice il solito Vasari) che pur non riproducendo i Modi si ispirava all’opera

di Giulio Romano: si tratta degli Amori degli dèi, che si differenziava dai Modi proprio perché i protagonisti erano dèi dell’antichità e non persone comuni (come nei disegni di Giulio), nelle quali magari i fruitori potevano immedesimarsi di più. La serie di Caraglio è riuscita a sopravvivere meglio intanto perché più edulcorata rispetto ai Modi e poi perché la scelta di fare degli dèi antichi i personaggi principali ha fatto sì che la censura non fosse così rigida come nei confronti della serie di Giulio.

Tuttavia il nostro rammarico oggi è quello di non poter avere più i disegni originali (e, ovviamente, di avere solo pochi frammenti superstiti delle incisioni) di quella che fu la prima opera pornografica moderna pensata per un pubblico, un’opera che ha lasciato un segno dato che ebbe vasta influenza sia sull’arte successiva (abbiamo appena visto l’esempio delle incisioni di Caraglio) che sulla morale, e la volontà di Pietro Aretino di difendere in qualche modo l’opera a colpi di sonetti e adoperandosi per far uscire dalla prigione Marcantonio Raimondi è un’altra bella testimonianza: una testimonianza che ci racconta di alcuni uomini che cercarono di sfidare la loro epoca (se intenzionalmente o no non ci è dato saperlo, ma di fatto andò così) e oggi sono rimasti nella storia anche per questo.

Federico Giannini - 29/06/2012

Federico Giannini, giornalista d'arte, ha fondato "Finestre sull'Arte" nel 2009 con Ilaria Baratta. Nato a Massa nel 1986 e laureato a Pisa nel 2010. Oltre che su queste pagine, scrive su "Art e Dossier", "Tafter, mostreINmostra" e "Daily Slow".

Note

1. Franco Ambrosio, Giulio Romano, Mondadori, 1992 (p. 9) ↑

2. Giorgio Vasari, Vita di Marcantonio Bolognese e d’altri intagliatori di stampe in Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, 1567 ↑

3. Cfr. Massimo Firpo, Note su una biografia di Reginald Pole in Rivista storica italiana, CXIII, 2001, III (p. 886). ↑

4. Cfr. per esempio Elena Parma Armani, Perin del Vaga: l’anello mancante, SAGEP, 1986: I Modi vengono definiti "decisamente pornografici" (p. 70). ↑

5. Bette Talvacchia, Taking Positions: On the Erotic in Renaissance Culture, Princeton University Press, 1999 (p. XI) ↑

6. Ibidem ↑

7. Cfr. Alexander Nagel, The Controversy of Renaissance Art, University of Chicago Press, 2011 (p. 223) ↑

8. Bette Talvacchia, Taking Positions: On the Erotic in Renaissance Culture, Princeton University Press, 1999 (p. 7) ↑

9. Cfr. la voce dedicata a Giulio Romano in Francesco Milizia, Le vite de’ più celebri architetti d’ogni nazione e d’ogni tempo, 1768 ↑

10. Cfr Bette Talvacchia, Taking Positions: On the Erotic in Renaissance Culture, Princeton University Press, 1999 (p. 49 e seguenti) e Bette Talvacchia, Figure lascive per trastullo de l’ingegno in AA. VV., Giulio Romano, catalogo della mostra (Mantova, settembre - novembre 1989), Electa, 1989↑

11. Alberto Campana, Le spintriae: tessere romane con raffigurazioni erotiche in La donna romana. Immagini e vita quotidiana, atti del convegno (Atina, 7 marzo 2009), Editrice Diana, 2009 (p. 43). La versione online del saggio è disponibile questo indirizzo. ↑

12. Ibidem (p. 46) ↑

13. Cfr. Alexander Nagel, The Controversy of Renaissance Art, University of Chicago Press, 2011 (p. 237) ↑

14. Giorgio Vasari, Vita di Marcantonio Bolognese e d’altri intagliatori di stampe in Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, 1567 ↑

15. Per una visione sintetica della vicenda, cfr. Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana: dal Cinquecento al Settecento, Einaudi, 1991 (p. 131 ss.) e Pietro Aretino, Tutte le commedie, a cura di Giovanni De Sanctis, Mursia, 1968 (p. 23 ss.) ↑

16. Cfr. Lóránd Zentai (a cura di), Sixteenth-century Northern Italian Drawings - Észak-Itáliai Reneszánsz Rajzok, catalogo della mostra (Budapest, marzo - giugno 2003), Szépmuvészeti Múzeum, 2003 (p. 74) ↑

17. Bette Talvacchia, Taking Positions: On the Erotic in Renaissance Culture, Princeton University Press, 1999 (p. 5) ↑

18. Cfr. Giorgio Vasari, Vita di Perino del Vaga pittor fiorentino e Vita del Rosso pittor fiorentino in Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, 1567 ↑

Nota aggiunta da Angelo Riviello Moscato sul ridisegno urbanistico della Città di Campagna di Giulio Romano, come dalle "Vite" di Giorgio Vasari nella versione integrale delle ediz. Isaac Newton, 1993

https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/i-modi-di-giulio-romano-opera-hardcore

 

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http://stelladineve.blogspot.com/2012/09/scandalo.html





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